A Soliera “Il diario di mia figlia” della regista carpigiana Federica Cucco

Dal diario al palcoscenico

Soliera – Un esordio da ricordare quello di Federica Cucco alla regia. Ventiquattro anni, carpigiana, questa giovane appassionata di teatro ha debuttato nei giorni scorsi al Cinema Teatro Italia di Soliera con “Il diario di mia figlia”, prima drammaturgia che porta la sua firma. 

Alla serata sono accorse 157 persone (su una capienza massima di 170), che hanno applaudito entusiaste lo spettacolo. Il soggetto racconta la storia del rapporto tra una madre, insicura, fragile, oppressiva ed egocentrica e una figlia, cresciuta troppo in fretta, costretta a prendersi cura della sua stessa madre. Sullo sfondo un amore finito male, di cui la figlia non ha mai raccontato niente al genitore e il desiderio di tornare bambina, di ritrovare quell’infanzia strappatale via troppo presto. 

«E’ la prima volta che mi cimento in un testo drammatico, normalmente scrivo pezzi più divertenti – spiega Cucco –. Il soggetto de “Il diario di mia figlia” è molto autobiografico, racconta il rapporto tra me e mia madre. Il testo è nato da una storia d’amore che mi era andata male, uno sfogo emotivo nel mio diario. Da lì mi è venuto in mente che quel monologo poteva diventare invece un dialogo».

A interpretare i ruoli delle protagoniste sono state le attrici Silvia Rossi, nei panni della madre e Chiara Davolio, in quelli della figlia: «Ho iniziato a scrivere il copione a luglio, senza dire niente alle due attrici, ma figurandomi esattamente i loro volti – racconta –. Appena ho proposto loro il testo hanno accettato entrambe. In questi mesi abbiamo svolto un lungo lavoro ed è stata piuttosto dura perché sono entrambe molto autocritiche e il testo era molto duro. Alla fine però, con un lungo lavoro di costruzione dei personaggi, sono riuscite a farli propri. Anche la contrapposizione dei colori, tra la figlia bionda, vestita sportiva e di colori chiari e la mamma mora, vestita di nero e provocante, è una cosa che è nata con le prove e alla fine abbiamo deciso di mantenerla perché era visivamente bella».

Le musiche invece sono scritte dal fratello di Federica, Riccardo, in arte Ricca boy: «Ha letto il copione e ha composto le musiche di getto, in modo molto empatico. E’ stato tutto molto semplice e alla fine lo spettacolo mi è costato solo 5 euro, il che secondo me è un valore aggiunto: è una produzione “dal basso” e ci piace definirci “operai dell’arte”».

Ma com’è essere regista? Stare giù dal palco, dietro al pubblico e non potere fare più niente durante lo spettacolo? «Beh è molto più difficile che fare l’attrice, perché vedi le reazioni del pubblico. Sì, gli attori giocano un ruolo fondamentale nel successo dello spettacolo ma il soggetto è tuo, se non piace il contenuto è colpa tua. In molti mi hanno detto che lo spettacolo è un po’ incompleto, ma non avrei potuto immaginare un finale diverso: è un rapporto che non può concludersi, è in continuo divenire e non può trovare un equilibrio».

E’ una passione profonda quella di Federica per il teatro: ha mosso i primi passi sul palcoscenico con il laboratorio “Fare teatro” di Carpi, per poi passare al laboratorio permanente di Soliera di Cenci, che l’ha successivamente nominata assistente alla regia.

Ma il suo lavoro non finirà certo qui: oltre a riproporre “Il diario di mia figlia” in altri teatri, con la sua “Compagnia delle lucciole” debutterà di nuovo al Cinema Teatro Italia di Soliera il 30 maggio mentre, a giugno, parteciperanno al festival del teatro all’aperto “Concentrico”. Insomma un futuro tutto da scrivere: «Spero di riuscire a vivere di teatro, perché è questo che mi dà fuoco».

Nelle foto, Federica Cucco e una scena dello spettacolo

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