Il tragico agonismo del Novecento

CARPI – Impressionante, coinvolgente, a tratti commovente: si fa notare, per l'allestimento, per il sottofondo musicale, per l'utilizzo alternato di immagini fisse – ritagliate dagli sfondi ed adombrate – e di schermi che proiettano ininterrottamente una lunga sequenza di scatti in bianco e nero che ritraggono momenti di guerra, volti di deportati, gruppi di soldati e di civili con le facce scavate da un dolore lungo cento anni. “Novecento”, la mostra diffusa di Antonello Fresu, proposta dalla Fondazione campo di concentramento di Fossoli, non a caso ha come sottotitolo “il fallimento di un secolo tra conflitti ed antagonismi”: documenta con rielaborazioni grafiche di foto d'epoca la tragedia di un secolo che ha visto ben due guerre mondiali e gli orrori della bomba atomica e dello sterminio di intere generazioni nello stupito silenzio dei suoi protagonisti. Non parlano, i soldati con il volto coperto dalla maschera antigas, nella prima guerra mondiale; è muto ed attonito quel gruppo di famiglia (certamente di ebrei) sorpresi lungo la strada dai nazisti; non parlano nemmeno quegli ufficiali delle SS e della Wehrmacht che giganteggiano su una delle pareti della mostra (sala Cervi, sala degli Stemmi, sala delle Muse di palazzo Pio) ma il terrore, il dolore, la boria e la crudeltà di percepisce benissimo ed aleggia negli spazi espositivi dove la luce è crepuscolare. Antonello Fresu, psichiatra e psicanalista, ha centrato l'obbiettivo di impressionare il visitatore, di evocare in lui la tragicità di un intero secolo che per molti è stato anche in parte il proprio secolo. La mostra, con le sue installazioni (anche nella sala dei nomi del museo-monumento al deportato in castello, nella ex sinagoga di via Rovighi e nella baracca restaurata al campo di concentramento di Fossoli) rimarrà aperta al pubblico sino al 30 novembre. Merita una visita.

f.s.