L’università della Libera età alla scoperta dello street food di tradizione

La Natalia Ginzburg sulle strade del cibo

Carpi – Arrosticini di carne, olive ascolane, fritti al cartoccio: sono piatti tipici dello street food, la nuova frontiera gastronomica che l’estate scorsa ha spopolato nelle piazze italiane, tra cui anche Carpi, Modena e Reggio Emilia. Eppure tanto nuovi questi piatti non sono: come spesso accade per le tendenze del momento, sono le proposte del passato a tornare in auge, anche se con una veste nuova. Ma la verità è che non abbiamo inventato niente.

Di questo e di molto altro si parlerà al corso organizzato dall’università della Libera Età Natalia Ginzburg, “Cibo di Strada. Sulle antiche piste commerciali del truciolo”, una rassegna di tre lezioni e una gita sulla storia della gastronomia del nostro territorio, che prenderà il via il 10 febbraio. 

«I Carpigiani sono sempre stati un popolo di viaggiatori e commercianti – spiega la ricercatrice e organizzatrice del corso Luciana Nora –. Si trovavano spesso a marciare per chilometri, fino in Toscana o nelle Marche, portandosi il cibo da casa ma anche scoprendo i sapori delle altre regioni. Ripercorrere i loro tragitti e riscoprire le antiche ricette, significa esplorare le nostre tradizioni culinarie, fatte anche di contaminazioni».

Sono due le piste commerciali principali che i mercanti del truciolo seguivano tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento: da una parte la via Emilia, verso Montappone, nelle Marche, che era, come Carpi, centro internazionale del cappello. «I Carpigiani erano grandi frequentatori di Riccione e il commercio dei capelli andava moltissimo lungo la via Adriatica. Dalle testimonianze scritte di cui disponiamo però – continua Nora insieme a Remo Sogari, altro curatore del corso – sappiamo che avevano una certa avversione per il pesce di mare e per i nuovi prodotti in generale».

La seconda pista è quella di via Vandelli, verso Firenze e Livorno: «Per raggiungere la Toscana, i nostri mercanti dovevano attraversare l’Appennino, ero un viaggio lungo e faticoso. Qui troviamo crescentine, castagnacci, pane di castagne, frittelle di riso e poi, scendendo, focacce, cecine, necci, biroldo (una sorta di coppa di testa, ndr) e prosciutto di cinghiale».

Il primo incontro del corso prevede un’introduzione storica sul mondo dei commercianti del truciolo, un viaggio tra sapori ed evocazioni, curato dalla stessa Luciana Nora. Seguiranno poi due incontri (mercoledì 17 e 24 febbraio), dedicati alle due piste commerciali, condotti rispettivamente dalla cuoca Eola Papazzoni e da Antonello Tardelli del Petit Caffè. Durante i due appuntamenti verranno cucinati alcuni piatti tipici della tradizione. Il corso si chiuderà poi mercoledì 9 marzo con una gita a Marostica (Vicenza) con visita al museo della Paglia: «Con lo sviluppo industriale sono state create nuove piste commerciali, più recenti, verso nord – continua Nora –. Con Marostica abbiamo molta affinità culinaria: è qui che nasce lo stracotto di somaro e la crostata di amarene locali, tutti sapori molto simili a quelli emiliani».

Gli incontri si svolgono nel pomeriggio, dalle 15,30 alle 17, presso la Casa del Volontariato (10 febbraio), la polisportiva di San Marino (17 febbraio) e il circolo Arci Arcobaleno di Santa Croce (24 febbraio). Info e iscrizioni presso l’Università Natalia Ginzburg.

Nelle foto, due pietanze della tradizione che saranno presentate al corso

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