FONDAZIONE - Il bilancio di mandato di Schena con molte luci e qualche ombra

In anni difficili, un ente solido e con più verità

CARPI – Era sicuramente uno degli ultimi suoi atti pubblici come presidente dell’ente che ha guidato per quattro anni e lui, Giuseppe Schena non ha mancato l’occasione per illustrare a fondo i dati di bilancio del suo unico mandato, sottolineando le luci e le ombre che hanno caratterizzato il suo travagliato periodo alla guida della Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi. Lo ha fatto davanti ai sindaci dei Comuni di Carpi, Soliera e Novi, davanti ai consiglieri di amministrazione della Fondazione che, come lui, lasceranno l’incarico fra pochi giorni, e davanti a quelli che invece resteranno al loro posto nel segno della continuità, pur con le note polemiche che hanno accompagnato il passaggio di poteri alla Fondazione. Dicevamo di Schena: «In questo quadriennio non ci siamo fatti mancare nulla» ha ironicamente commentato in apertura di presentazione dei risultati del suo mandato, ricordando la crisi economica, nazionale e mondiale, le difficoltà del quadro normativo in cui incasellare le Fondazioni ex bancarie (enti pubblici o privatistici?), le norme fiscali altalenanti e penalizzanti, i corsi depressi dei rendimenti dei titoli che hanno influenzato negativamente i valori economici e patrimoniali della Fondazione mettendo a rischio erogazioni e dotazione patrimoniale. «Abbiamo salvaguardato il nostro patrimonio e abbiamo mantenuto fede alle promesse fatte di erogare al territorio da 4 a 4,5 milioni di euro ogni anno per i quattro anni di mandato» ha detto Schena e i conti, gli schemi, gli indici presentati agli stakeholder e alla stampa (autorevolmente elaborati da Unimore) sembrano dargli ragione. Nonostante i problemi di quattro anni difficili (“Ma siamo veramente fuori dalla crisi?”, si è poi chiesto), la Fondazione ha elargito somme a volte indispensabili per sostenere la sanità locale, il fondo sociale per la povertà, la ricerca scientifica, i restauri del patrimonio storico e artistico, l’arte, la cultura e la scuola: 17,9 milioni di euro immessi “nelle vene” del territorio che hanno generato altri investimenti e hanno contribuito a contenere gli effetti di una troppo lunga stagnazione.

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