Fondazione - Il 2016

Bilancio positivo Manca un po' di visione

di Fabrizio Stermieri

CARPI – Si è chiuso (conseguendo, secondo le fonti ufficiali “un traguardo importante”) il bilancio consuntivo 2016 della Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi, giunta – per l'appunto nel 2016 – al suo venticinquesimo anno di vita. Con un avanzo d'esercizio di poco inferiore a 3,2 milioni di euro e con la possibilità di incrementare il suo patrimonio a oltre 218 milioni di euro, i toni dichiarati dalla Fondazione non potevano non essere che entusiasti, specialmente dopo un paio di anni di magra, destinati a rimettere ordine alle posizioni del patrimonio con conseguenti pesanti e dolorose svalutazioni. Difficile non riconoscere che la Fondazione ha fatto miracoli negli scorsi dodici mesi: “In un anno caratterizzato da un’elevata volatilità e da un avvio dei mercati finanziari estremamente negativo – afferma la Fondazione –, a causa di alcuni eventi negli scenari mondiali, tra i quali in primis la Brexit, che hanno inciso negativamente su alcuni fondi d’investimento in portafoglio, oltre alla forte riduzione degli interessi, dovuta a tassi estremamente contenuti; l’avanzo di esercizio è ammontato a 3.195.762 Euro, grazie agli ottimi risultati conseguiti attraverso l’attuale politica della Fondazione di privilegiare investimenti in partecipazioni stabili e strategiche, che hanno parzialmente compensato gli effetti negativi delle variabili macroeconomiche”.

Tutto vero, come è vero che l'avanzo d'esercizio, così come è stato attualmente confermato, era già stato ampiamente dato per scontato già lo scorso anno quando venne presentato il bilancio 2015 e si erano fatte le prime proiezioni economiche dell'esercizio corrente. In attesa di poter verificare nel concreto i numeri del bilancio (la Fondazione ha preannunciato un pubblico incontro sul tema per la metà del mese), occorrerà prendere atto delle dichiarazioni dell'istituzione:

“Sul fronte del sostegno al territorio, le risorse messe in campo nel 2016 hanno consentito la realizzazione di 80 interventi, per un valore complessivo di quasi 4,5 milioni di Euro, in linea con le previsioni programmatiche e in significativo aumento rispetto al 2015”. Il che, tuttavia, non fa chiarezza sulle tensioni interne alla Fondazione e sulle scelte strategiche che essa è chiamata a effettuare per il futuro. Cessata l'era Ferrari, durante la quale le decisioni del presidente erano le decisioni della Fondazione, finito il periodo dell'unanimità, terminata la stagione delle grandi realizzazioni (la casa della cultura a Soliera e di Novi) si attendono indicazioni programmatiche chiare per l'immediato e per il dopo: quali interventi diretti la Fondazione intende realizzare, quali grandi progetti si sente di sostenere? O vuole limitarsi ai “progetti rilevanti” proposti dal territorio senza un quadro unificante d'insieme? Progetti tutti che passano per i numeri dei bilanci (è vero) ma che, come si è visto con la vicenda del fallito concambio azionario Aimag-Hera, non solo attraverso ad essi ma anche attraverso la sensibilità dei consiglieri (d'indirizzo e d'amministrazione) dell'ente e la loro visione politica del fare più legata al territori di cui sono espressione, evidentemente, che non dell'ente-azienda di cui sono consiglieri. Una sensibilità del fare che, ultimamente, ha lasciato scoperta (nel senso di “senza appoggio”) la sensibilità politica del fare del presidente  Giuseppe Schena, il primo presidente della Fondazione CrC a cui, a memoria di cronista, è stato negato un si .

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