Credito - Fondazione: il 2015 h visto tagli al patrimonio ma tutela delle erogazioni

Un conto di realismo e volontà

Confermate le anticipazioni. Operazione verità da 25 milioni

di Fabrizio Stermieri

CARPI - Tutta colpa del Banco Popolare o, per meglio dire, delle azioni che la Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi deteneva in portafoglio come quota di partecipazione nella banca veronese, un “piccolo colosso” cooperativo nato dalla fusione fra diversi istituti di credito, fra i quali il vecchio Banco San Geminiano e San Prospero. E' a causa principalmente del crollo del valore di questo titolo azionario in borsa se il vertice della Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi ha dovuto svalutarne il valore e ridurre di conseguenza l’ammontare del proprio patrimonio netto di ben 25 milioni di euro. Una bella botta per l'ente guidato da Giuseppe Schena, al suo secondo anno in Fondazione e alla sua seconda operazione di pulizia con riduzione del patrimonio netto. «Una operazione di pulizia – ha ribadito Schena presentando in anteprima alla stampa il bilancio 2015 della Fondazione – condivisa da tutto il consiglio di amministrazione e che consentirà di guardare al futuro con valori più realistici del nostro effettivo patrimonio. Un ridimensionamento del patrimonio netto che, con il pieno accordo dell'organo di vigilanza sulle Fondazioni, ci ha tuttavia consentito di conseguire un avanzo d'esercizio di 4,5 milioni di euro, di salvaguardare l'apposito fondo di riserva per le future erogazioni e di mettere al riparo anche gli interventi a favore del territorio per il prossimo triennio. Stiamo infatti per mettere mano al piano triennale di interventi della Fondazione per il 2017-2019. C'è innanzi tutto da valutare le reali esigenze che provengono da Carpi, Novi e Soliera ma, indipendentemente da ciò, siamo in grado di assicurare per il prossimo triennio erogazioni non inferiori a quelle erogate negli scorsi anni, diciamo intorno ai 5 milioni di euro l’anno, somma che si è dimostrata adeguata alle richieste provenienti dal territorio». Insomma, la Fondazione ha svalutato “un poco” il suo patrimonio ma non farà mancare il suo apporto consistente (e determinante in diversi casi) allo sviluppo locale nei vari ambiti di sua pertinenza. Con un impegno in più: «Dovremo valorizzare al meglio la gestione del patrimonio – spiega Schena – facendo ricorso a nuovi strumenti operativi visto che i titoli di Stato non rendono più come una volta e i titoli azionari hanno eccessiva volatilità. Abbiamo acquisito partecipazioni in Cassa Depositi e Prestiti e nel capitale di Banca d'Italia, investimenti strategici che stabilizzano i nostri assets patrimoniali e danno profondità alla politica di investimento della Fondazione». 

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