La storia in un racconto

C’è tanta Carpi nelle Gocce di Elena

Carpi – C’è tanto di Carpi in una delle quattro “Gocce di Emilie” che Elena Coppi ha scritte per la casa editrice Eclypsed Word. La goccia in questione, che è poi un racconto, si intitola “Non fu un fuoco di paglia”. E racimola memorie della campagna e della Carpi contadina, con il loro sapore di tradizione e di antico, affidandole al mezzo più moderno che c’è: l’e-book, il libro elettronico, specialità dell’editore. L’altra “goccia” locale, sempre elettronica, è ambientata invece a Modena, la sua città d’origine dalla quale si è staccata una dozzina di anni fa per sposare il marito carpigiano. Il titolo è “Fascio di sangue” e ha per protagonista il nonno, Alessandro Coppi, avvocato e figura storica dell’antifascismo cattolico che ricoprì, dall’ottobre 1944 alla liberazione, il ruolo di presidente del Cln provinciale, prima di diventare uno dei fondatori della Dc modenese. Per scaricare i racconti di “Gocce di Emilie” occorre risalire a una delle quaranta piattaforme italiane e straniere (fra le quali Amazon, Mondadori, Feltrinelli, Ibs, Bookrepublic) alle quali Eclypsed Word, che ha sede a Soliera, ha affidato il proprio catalogo, per ora di otto titoli. Laureata in Lingue e Letterature straniere, 42 anni, di professione assistente di direzione alla Evobus di Bomporto e volontaria dell’associazione dei clown in corsia di Modena, Elena Coppi ha incontrato la scrittura due anni fa: «Mi ha sempre affascinato il potere della parola – spiega –. Gli editori, Emanuele Zivillica e Fabrizio Monticelli, li ho incrociati proprio seguendo un corso di scrittura che avevano organizzato alla libreria Mondadori di Carpi. Io avevo cominciato con la poesia, poi con testi di vario genere, alcuni molto specifici, sul ruolo delle donne, sul volontariato, sulla stessa esperienza dei clown in corsia. Ho ottenuto anche dei riconoscimenti. In questi due anni la mia scrittura si è evoluta, loro mi hanno tenuta d’occhio, finché mi hanno chiesto di produrre dei racconti per i quali non ho un genere preferito visto che mi piace spaziare dal biografico, allo storico, dal racconto giallo all’evocazione di atmosfere di un tempo, come per le pagine su Carpi». Pagine di verismo, sia pure un po’ sognante, va detto. Non distillate dall’esperienza diretta, essendo lei di Modena città e di una generazione che la civiltà contadina l’ha solo sentita raccontare, ma che trasmettono la sensazione di un amore autentico per le tradizioni in cui Carpi affonda le proprie radici: «Al recente Festival Filosofia – riprende – mi ha molto colpita una frase di Massimo Recalcati: “Ereditare è come portare avanti, nell’oggi, le proprie origini”. Per me sono il ricordo dei campi, della vita contadina che tanta parte ha avuto per noi emiliani prima, durante e subito dopo l’ultima guerra». Nel racconto dedicato a Carpi non ne manca una, di suggestioni della memoria: dai nomi allusivi dei protagonisti (Astolfo, Emilia, Zeno) ai riti dei campi conditi dalle espressioni dialettali, dai cappelletti all’aceto balsamico, dalle esistenze legate al truciolo alla conversione alla maglieria. «Cerco di cogliere la realtà – conclude – mettendoci però sempre una luce, una soluzione». Alle quali non dev’essere estraneo qualche tratto di fede religiosa. 

Nella foto Elena Coppi

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