Spunta dalle carte dell'Archivio una struttura ignota ai più

La ghiacciaia sotto la Torre

Con quella di San Nicolò, fu la seconda struttura pubblica adibita alla conservazione del ghiaccio per usi terapeutici e alimentari. Gianfranco Guaitoli ne ha rivenuto il progetto, realizzato nel 1884.

Ci sarebbe da scrivere un’intera storia del freddo e della conservazione dei cibi tra Otto e Novecento a Capi, prima che in città arrivassero le celle frigorifere, dalle carte che Gianfranco Guaitoli, appassionato ricercatore di storia locale, ha rinvenute nell’Archivio storico comunale fra gli Atti della Comunità. Ma è già qualche cosa soffermarsi su una delle eredità di quell’epoca: le ghiacciaie pubbliche. Non quella che tutti conoscono, detta di San Nicolò: una sorta di collina artificiale che si elevava all’angolo dei bastioni tra le attuali vie Catellani e viale Fassi (l’area verde antistante alla media Pio), ripresa in tante immagini dell’abbattimento delle mura.

 

Quella di cui vogliamo occuparci qui è una ghiacciaia sconosciuta ai più, che non si trova citata nella copiosa memorialistica cittadina, anche perché non se ne conoscono immagini fotografiche, ma solo un sommario disegno tecnico. È quella che agli Atti risulta come “la ghiacciaia del Castello”: venne ricavata infatti tra la fine del 1883 e il 23 febbraio 1884, nientemeno che sotto la Torre del Passerino, che i documenti ufficiali chiamano “Torrione al Nord del Castello”.

 

Ebbene sì: sotto la torre quadrangolare posta di sbieco nello spigolo di nord ovest del complesso monumentale di palazzo Pio, esiste (o forse esisteva) un sotterraneo profondo due metri rispetto al livello del cortiletto interno del castello, fatto scavare dalle autorità municipali dell’epoca per stiparvi del ghiaccio, con tutte le opere necessarie a garantirne la tenuta e la funzionalità. E per una trentina d’anni, praticamente fino all’entrata dell’Italia nella Grande Guerra, svolgerà il proprio compito di conservare al fresco le carni delle macellerie, alle quali veniva affittato lo spazio, ma anche di mantenere integro il ghiaccio artificiale acquistato dal Comune e rivenduto ai caffè, alle locande della città, ma soprattutto utilizzato per gli infermi, sia quelli ricoverati al nosocomio di via Trento Trieste che i malati in povertà. 

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