Se l’obiettivo cattura l’utopia

Fa parte di Fotografia Europea 2018, il festival che lo scorso weekend ha animato il centro storico di Reggio Emilia con le sue giornate inaugurali, “A cosa serve l’utopia” la mostra che inaugura venerdì 27 aprile alle 18 alla Galleria civica di Modena nelle sale superiori di palazzo Santa Margherita (corso Canalgrande 103). In linea con il tema della rassegna fotografica “Rivoluzioni. Ribellioni, cambiamenti, utopie”, il titolo dell’esposizione modenese, curata da Chiara Dall’Olio e Daniele De Luigi e prodotta da Fondazione Modena Arti Visive, è tratto dal paragrafo “Finestra sull’utopia” del volume “Parole in cammino” di Eduardo Galeano (1940-2015). Lo scrittore uruguaiano descrive l’utopia come un orizzonte mai raggiungibile, che si allontana da noi di tanti passi quanti ne facciamo. Chiedendosi “a cosa serve l’utopia?” risponde “a camminare”. Esiste infatti una perenne tensione tra la spinta in avanti data dalla speranza di cambiamento e quella data dalla disil- lusione delle occasioni perdute. Il termine utopia, coniato nel Cinquecento da Thomas More, nei secoli è passato a indicare non soltanto un luogo astratto o irraggiungibile, ma anche un progetto di società possibile, in cui perseguire obiettivi concreti come l’uguaglianza sociale, i diritti universali, la pace mondiale. Le rivoluzioni del Novecento da una parte hanno alimentato questi sogni, ma dall’altra hanno invece messo in luce l’esistenza di un modello di società che reprime la liberta dell’uomo.