Nel libro di Gigi Filiberti tanti piatti gustosi e il ritratto della città affluente nei suoi anni migliori

A tavola con l’ultima Carpi felice

“Food for Foodies”: oltre centoventi ricette di tradizione familiare o raccolte fra osterie, trattorie e ristoranti. In Italia e nel mondo “Entravo in tutte le cucine e mi portavo via i consigli degli chef”. Un’opera sul cibo, ma anche un inno all’amicizi

Carpi – “Ragazzi, amici miei, abbiamo ancora un quarto d’ora da vivere, cerchiamo di stare bene, perché nonostante tutto, la vita è bella”. Ci sono i titoli di due film molto amati e soprattutto tanta Carpi, nell’oraziano carpe diem che Gigi Filiberti, già imprenditore e poi “tutto…tranne che uno chef”, ha scelto come epigrafe del suo libro “Food for Foodies: cibo per chi sa mangiare” (Finale Emilia 2016, 118 pagine, 25 euro) in libreria a fine marzo con presentazione il 20 marzo alla Fenice. Sarebbe infatti riduttivo confinarlo nei limiti di un libro di ricette, che pure ci sono, varie e abbondanti (centoventi per la precisione, tutte inedite) e che si prendono buona parte della pubblicazione.

Quello che tuttavia colpisce, del libro, rispetto a “Il mio da mangiare”, opera prima di Filiberti edita nel 2002, è che qui l’autore si sofferma a lungo, nella parte introduttiva, sulla matrice delle sue proposte gastronomiche. E su un contesto che non è solo dato dai cibi e dalla loro preparazione, ma anche dalla loro genesi, dalle storie che racchiudono, dai luoghi e dai locali che raccontano, fino a dire molto di quella Carpi che intorno ai piatti preparati da Filiberti ha celebrato a lungo i propri riti di amicizia e convivialità, fino a viversi come un sodalizio che resiste tuttora. 

«Per un ottanta per cento – conferma Filiberti – il libro è fatto di nuove ricette, che si rivolgono a chi il cibo lo sa apprezzare e che vengono dall’esperienza di mia nonna e di mia madre, ma anche dalla mia curiosità, quella che mi ha sempre spinto a cercare i posti giusti in cui mangiar bene. Non sono certo i locali in cui ti servono i cappelletti nelle coppe di champagne, ma osterie, trattorie, ristoranti tipici di paesi e città, consigliati da persone del luogo alle quali mi rivolgevo, cercando di individuare fra i passanti quella giusta. E poche volte – sottolinea – mi sono sbagliato. Poi, quando ero nel locale, chiedevo, mi informavo sui cibi, entravo in cucina, magari rompevo anche un po’, ma poi mi portavo a casa ricette e consigli e li mettevo in pratica per i miei amici». 

Questo, come racconta nel libro, Filiberti l’ha fatto attraversando i tanti territori gastronomici che offre l’Italia, ma anche in giro per il mondo. Come in India, a Bombay, dove lo portava spesso il lavoro di imprenditore tessile e dove il bisogno di mangiare all’italiana lo sospingeva verso la cucina, scrive, “…anche solo per un piatto di spaghetti con olio e limone, cacio e pepe o semplicemente alla…come venivano, con quello che avevo a disposizione”. Ma, conquistando l’amicizia di chef, direttori e camerieri, Filiberti si è sperimentato nelle cucine di ristoranti posti sulle rotte familiari a una certa Carpi, alle Seychelles o in Madagascar, a Los Cabos, in Bassa California o a Malibu nel mitico “Da Giorgio”, il locale di Giorgio Baldi dove si ritroverà a cucinare una spigola all’acqua pazza la sera in cui ai tavoli sedevano Demi Moore con Bruce Willis e Steven Spielberg. 

E poi ci sono gli intrecci biografici, nel libro di Filiberti, imperniati su un culto dell’amicizia e del ritrovarsi insieme a tavola che sembrano imprimersi nella preparazione di piatti concepiti per essere gustati, certo, ma anche come occasione conviviale, per condividere allegria, ricordi, racconti di vita vissuta. La sua è la generazione di Mauro Rocca, delle sorelle Anna e Licia Molionari, di Dante Ferrari e della moglie Gabriella, di Gianni Setti, Carlo Cambi e Simona Vecchi, di Claudio Boni, Elleno Gasparini, Myriam Martinelli, Mario Lodi, Mauro Malavasi (lo Smilz), Ruggero Bigoni e tanti altri. E’ la generazione che alla metà degli anni Sessanta ereditò dai pioneri del decennio precedente il testimone del tessile abbigliamento, delle professioni, del commercio, mantenendosi sempre molto unita (“Ci siamo sposati quasi tutti fra di noi. I nostri figli hanno la stessa età e i nostri nipoti adesso vanno a scuola insieme”, scrive nell’Introduzione). Dal canto suo, la propria vicenda imprenditoriale Filiberti l’ha vissuta con il maglificio Peppermint, continuando a sperimentarsi nella cucina, soprattutto per le cene nella dimora di campagna a Rovereto e in quelle di vacanza, a Forte dei Marmi e Ischia. Ai primi anni Novanta, cessata l’attività, arriva la svolta destinata a trasformare la passione in un’attività professionale. Un’amica del gruppo, Franca Ferrari della dinastia dell’oleificio, gli chiede di dare una mano al figlio, Roberto Braglia (per tutti, Billy) che ha aperto il Malox Cafè dietro il Duomo. «Non mi sono mai sentito uno chef – precisa Filiberti –, ma solo uno che ama mangiar bene, un foody, appunto. Il mio compito era quello di collaborare con il cuoco Mirko e poco a poco raggiungemmo un’intesa perfetta: io cucinavo, servendomi del ricettario di mia madre che avevo sempre con me e lui mi dava i tempi per le portate».

La nuova avventura dura sei anni, dal 1995 al 2001, nel corso dei quali la cucina del Malox Cafè si fa apprezzare, elevandolo a locale preferito della Carpi affluente, nonché a ritrovo di attori, giornalisti, cantanti che vi trascorrono allegre serate conviviali dopo gli spettacoli o le conferenze tenute in città. Il libro contiene un’autentica galleria di foto di celebrità nelle quali Gigi Filiberti compare con Nino Manfredi, Paolo Villaggio, Pino Insegno, Enzo Biagi, Nancy Brilli,  Ivano Fossati, Sabrina Ferilli, Paolo Lancellotti, gli Avion Travel e tanti altri.

Il distacco avverrà con la cessione del locale, «…esattamente il giorno dopo», sottolinea lui. Ma non sarà una frattura con la buona tavola, alla quale continuerà e continua tuttora a dedicarsi, nel piacere di preparare squisitezze che si trovano tutte nelle ricette della parte centrale della pubblicazione, introdotte da un perentorio “…e ora seguitemi, andiamo in cucina” dove c’è proprio tutto, in fatto di antipasti, insalate, primi, secondi, tortini e sformati, piatti di pesce, dolci e dessert. 

Sono le cose che ora mette a disposizione degli amici, come non ha mai smesso di fare: amici “…già insieme all’età di due, tre anni, a cinque, a sette, a tredici, a venticinque e…a settantasei”. Amici che ora sembrano stringersi fra loro per proteggersi, cogliere l’attimo e impedirsi di vedere il tramonto della “loro” Carpi, l’ultima Carpi ricca, spensierata e felice.

Nelle foto, Gigi Filiberti e immagini tratte dal volume, il gruppo degli amici e delle mogli in una foto del 1964; con Nino Manfredi al Malox nel 1997; alcuni degli stessi amici, fra i quali Gianni, Rossella e Paolo Setti, Mauro Rocca, Beba futura signora Ferrari e altri, oltre allo stesso Filiberti, al compleanno di Gabriella Tirelli, alla metà degli anni Cinquanta.

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