Mdp in campo per il Sì

Con il tempismo, la concretezza e l’istinto per i temi mobilitanti che  erano tipici del vecchio Pci, la sezione di Carpi di Articolo Uno Mdp è stata  la prima a riaccendere le polveri del referendum sul futuro di Aimag dopo la  pausa estiva. E questo, come ha voluto precisare il portavoce Lucio Ferrari  nella surriscaldata saletta dell’Anpi affollata da una trentina di persone, senza  voler accampare diritti di primogenitura o di protagonismo nella battaglia  per il Sì – lasciati tutti al Comitato Acqua pubblica e ai partiti promotori della  raccolta firme, come 5 Stelle e Carpi Futura –, ma solo come contributo a  quella partecipazione ampia dei cittadini alla consultazione che resta tuttora  la principale incognita.  È stato l’ex segretario della Cgil di Modena, Gianni Ballista, a ricostruire  le vicende che hanno portato al profilarsi della prospettiva di una incorporazione  di Aimag in Hera che i sostenitori del Sì vogliono scongiurare. L’accento  lo ha messo su tre aspetti.  Il primo è stato la scelta di vendere nel 2009 il 25 per cento di Aimag a Hera,  in cambio di un patto di futura vendita dell’intera multiutility della Bassa. Il  secondo è consistito nel cambio della filosofia di smaltimento rifiuti, passata  dall’incenerimento legato a giganteschi investimenti in impianti come quello  realizzato a Modena da Hera all’adozione da parte dell’Unione europea di  un punto di vista più propenso al recupero differenziato recepito anche dal  piano regionale per i rifiuti (è stato questo, ha spiegato Ballista, il fattore che  ha valorizzato le iniziative di imprese più piccole, come Aimag, che hanno  sviluppato in proprio soluzioni alternative di smaltimento).  Terzo punto cardine: l’allarme alimentato intorno alla gara del gas e  alla presunta, scarsa competitività di Aimag. Sono gli stessi aspetti che per  Ballista debbono decidere a opporsi a ogni processo di fusione: Hera, la cui  governance pubblica è solo teorica rispetto ai poteri dell’apparato, risponde  infatti a logiche smaltitorie, in fatto di rifiuti, e a logiche borsistiche, in fatto  di finanza, che la portano lontano da quelle di Aimag, peraltro caratterizzata  da numeri di bilancio che la rendono competitiva nell’ipotesi di una gara del  gas, soprattutto ricorrendo a partner piuttosto che a cessioni azionarie. Ci ha  tenuto, poi, Lucio Ferrari, a sottolineare come, al di là del potere di decidere  le cose (nullo, come per qualsiasi referendum comunale) un esito favorevole  al Sì a non vendere azioni Aimag a Hera o ad altri, rivestirebbe comunque il  valore di una precisa indicazione politica.  

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