Il suo gol a San Siro ha permesso al Carpi di fermare l’Inter e a KL15 di diventare una star

Una favola dal sapore di Lasagna

Due anni fa giocava ancora i tornei notturni e annaspava tra i dilettanti. Una storia di provini, bocciature e campi sterrati prima della chiamata del Carpi che gli ha cambiato la vita: a Giuntoli lo consigliò il suo ex compagno di squadra Briaschi, oggi

Quando San Siro lo ha visto alzarsi in piedi ha sorriso. “Il Carpi sostituisce il numero 25 Mancosu con il numero 15 Lasagna”, ha risuonato nelle casse della “Scala del calcio”. Via, mica ci farà gol uno con un nome così, avranno pensato gli interisti. E giù fischi.  Senza sapere che lui, Kevin da Portiolo, frazione di San Benedetto Po, da ragazzo (praticamente fino a ieri) era uno di loro. Uno che quella pazzia cantata nell’inno nerazzurro la conosce bene, per aver vissuto da tifoso interista un sacco di delusioni cocenti. Così come conosce bene il significato dei verbi  correre e soffrire. E’ così che ha regalato al Carpi lo storico 1-1 di San Siro e all’Italia calcistica un nuovo tormentone. La Lasagna indigesta per Mancini e la sua Inter è infatti diventata il leitmotiv della settimana. 

 

Domenica sera, in molti salotti italiani è risuonato un quesito che nell’estate del 2013 si ponevano anche i tifosi dell’Este, formazione padovana di Serie D che sognava il pedigree stagionato di Emiliano Bonazzoli. E invece arrivò Kevin Lasagna. “E chi seo sto qua? Mi preferisco i bigoi”. Probabilmente, da domenica sera anche Mancini. Che sicuramente conosceva già il nostro KL15, forse meno i suoi difensori, che ora però lo sanno al pari di tutto il calcio italiano. Già lo sapeva il presidente dell’Este Renzo Lucchiari, commerciante edile: «Quando arrivò questo Kevin Lasagna mi avevano proposto di fissare il riscatto a cinquemila euro. A volte nel calcio si fanno degli errori e al Cerea dissi di no, lo prendo in prestito e gratis. Ma a quel punto il Cerea se lo riprese. In effetti come errore è un po’ grosso...». Errore che, evidentemente, hanno commesso in tanti. Dopo i primi calci nella Sambenedettina di San Benedetto Po e quattro anni nelle giovanili del Chievo Verona, i mussi volanti lo scaricarono perchè troppo piccolo fisicamente. Lo stesso fece il Mantova. Ripartì dalla Governolese, “i pirati del Mincio”.

Due anni fa, estate 2013. Kevin viene ripudiato ancora, questa volta dalla Virtus Vecomp di Verona, Serie C2. «Con noi si è allenato un mese e mezzo – ricorda il presidente dei veronesi –. Eravamo in C2 e dovevo fargli un contratto da pro e il cartellino mi costava 16 mila euro. Non me la sono sentita. L’ha preso Lucchiari che era tra i dilettanti ed è stato bravo a lanciarlo». 

Kevin pensa di smettere col calcio “vero” e andare a spolverare quel diploma da geometra. Ma il pallone è passione vera e la sera, anche per arrotondare con qualche premio, continua a giocare i tornei estivi. E’ uno dei top-player del circuito. Ma a Polpenazze, nel bresciano, il suo Colorificio Capelloni cede il passo alla Corini Bruno del bomber Daniele Pedruzzi. Oggi al Cazzagobornato, formazione bresciana seconda nel campionato di Promozione alle spalle della...Governolese. Già, i Pirati del Mincio. La storia tra Lasagna e i tornei notturni finisce nel 2014, l’estate in cui Massimo Briaschi – suo procuratore – lo propone a un suo ex compagno di squadra nel Prato diventato dirigente: Cristiano Giuntoli. La leggenda narra che all’allora ds biancorosso fu sottoposto un video con gli highlights del giovane Lasagna. Dopo un minuto era già partita la telefonata all’ex compagno di squadra: «Portami subito qui questo Lasagna». A differenza degli sciagurati dirigenti dell’Este, il Carpi lo acquista dal Cerea. Si dice per 75 mila euro. Il resto è storia recente. Una storia nata anche in biancorosso tra i sorrisi e subito un soprannome che da burlesco ha avuto il sapore della premonizione: KL15. Scimmiottando il ronaldesco CR7. Diciotto mesi fa la sua prima apparizione in biancorosso nell’amichevole con la Fermana insieme alle altre baby-scommesse Cognigni e Palmieri, oggi ad Ancona e Santarcangelo. Vicoli ciechi per il grande calcio? La storia di KL15 racconta di no.

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