Scoperto l’atto che l’autorizzava, incerta l’apertura effettiva: pochi i lettori...

La prima libreria? A Carpi aprì nel 1580

di Gianfranco Guaitoli

Stavo trascrivendo per portarlo su supporto informatico il Libro dei Partiti “C” (raccolta di carte di grande formato rilegate con una copertina e controcopertina di legno, dove venivano riportate, manoscritte, le determinazioni e i verbali dei vari Consigli comunali) quando mi sono imbattuto, alla data del 10 giugno 1580, in una di queste determinazioni che riportava: “Si concede a Cesare Veta Libraio Reggiano e a di lui instanza, che per dieci anni possa egli solo vendere in Carpi libri di qualunque genere stampati e da scrivere, colla condizione che debba mantenere una bottega piena di detti libri, vendendoli a prezzo onesto, e coll’eccezione dei giorni feriali di San Bernardino e di San Bartolomeo in cui è lecito vendere a ognuno”

Per aprire tale commercio, cioè trovare un luogo idoneo e fornirlo di mobilia, scaffalature ed altri supporti opportuni, venivano assegnati al suddetto libraio due mesi di tempo. Passati però questi due mesi, gli venne prorogato il tempo per altri dieci anni, come si evince da una nota del 16 settembre 1580.

Dopo la morte del padre, nel dominio di Carpi era subentrato il duca Alfonso d’Este. 

E fra le grazie chieste e ottenute dalla Comunità il 6 dicembre 1580 compare anche quella che riportiamo qui di seguito:

“Che quella si degni concedere a detta sua Communitade il potere introdurre un Libraro in detta Terra et a quello concedere licenza di havese solo, et non altri authoritade di vendere per dieci anni continui, eccettuate le due fiere, che in essa Terra si fanno, libri stampati d’ogni sorte, et da scrivere per l’utile, che è per doverne havere ciascuno de’ suoi cittadini per la copia de qualsivoglia libro, che esso Libraio avrà obbligo di mantenere, oltre la non ancora introdotta bottega dei libri che esso in detta Terra manterrà aperta”. Seguiva la firma: “Concedit Dominus ut petitur per biennium. Antonius Monte Catino die 26 Octobris 1580”.

Carpi era dunque pienamente abilitata a ospitare fra le sue mura una bottega per il commercio librario.

Non ho potuto però scoprire, fra i vari carteggi, se una tal bottega di libraio avesse poi effettivamente visto la luce, anche perché, in quel periodo, la popolazione carpigiana non doveva superare le cinquemila anime dentro le mura e le quindicimila con tutte le Ville foranee. E di questa popolazione, quanti ppotevano essere gli alfabetizzati, a parte gli ecclesiastici? Poche decine di persone. E poi: quanta gente aveva la possibilità economica di comprarsi dei libri che, nonostante l’affermarsi e il perfezionarsi della stampa, erano ancora costosi e non facilmente reperibili date anche le condizioni dei trasporti e le periodiche guerre, pestilenze e carestie che imperversavano sul territorio? Ben pochi e difficilmente quantificabili. 

Per avere successive informazioni sul mercato librario dentro le mura cittadine bisognerà aspettare l’attività, oltre che di libraio, anche di stampatore di Girolamo Vaschieri, che produceva da sé i libri che poi cercava di vendere. Siamo nel 1613: ma l’attività non dovette andargli proprio bene, se nel 1626 dovette chiuderla. 

Non essendosi pertanto potuta accertare l’effettiva attività del libraio reggiano Cesare Veta, quella del Vaschieri rimane il primo tentativo fatto di installare in Carpi un vero commercio librario: una libreria, insomma, come diremmo oggi.

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