Decisione del Governo per salvaguardare il sito archeologico di Santo Stefano

Poco poco, piano piano la Cispadana va più in su

Novi – Due ministeri – quello dei Beni culturali e quello per l’Ambiente e la Tutela del territorio –  litigano per due anni, dal 2014 al 2015, su due punti del tracciato a Novi e a Finale ( il secondo qui non interessa) della Autostrada regionale Cispadana e sulla relativa procedura di Valutazione di impatto ambientale (Via). Arriva allora a far da arbitro nientemeno che il Presidente del Consiglio dei Ministri che con una propria delibera, del 10 febbraio scorso, nel dare ragione al Ministero per i Beni culturali, prescrive una Variante al tracciato che nell’area nota come possessione Santo Stefano, al confine tra Novi e Concordia, lo sposta di 330 metri più a nord. 

La decisione, si può immaginare, crea un certo scompiglio fra i proprietari dei terreni della zona, che nessuno si era preoccupato di avvertire e che vengono a sapere della Variante grazie a una interpellanza presentata dal gruppo Uniti per Novi, Rovereto e Sant’Antonio, dopo che il 29 marzo scorso il Comune di Novi aveva pubblicato sul proprio sito la delibera della Presidenza del Consiglio dei ministri. Il Comune di Novi, proprio perché si tratta di uno strumento urbanistico sovracomunale, poteva solo darne comunicazione, perché è alla Presidenza del Consiglio che dovrebbero essere indirizzate le osservazioni, dopo i rituali sessanta giorni di esposizione al pubblico. 

La marginalità dell’Amministrazione comunale rispetto a un provvedimento che tocca il suo territorio, ma non la coinvolge come soggetto attivo si ricava dalla stessa delibera della Giunta del 26 aprile scorso, nella quale il Comune si limita a presentare le proprie osservazioni alla Variante, come fosse un cittadino qualunque. 

Ma andiamo all’origine del problema: perché a Roma si è deciso, su sollecitazione del Ministero dei Beni culturali, di spostare il tracciato?

Perché gli organi di controllo periferici – e vien da pensare alla Soprintendenza ai Beni archeologici di Bologna – debbono aver fatto presente che il tracciato originario si sovrapponeva a un sito archeologico di una certa rilevanza. E’ quello che gli archeologi conoscono, non da oggi,  come Vicus Longus, o Vicolongo, un castrum, cioè un villaggio fortificato intorno alla pieve di Santo Stefano, al centro della possessione tra Novi e Concordia che conserva ancora questo nome e di cui si ha notizia la prima volta in un documento del IX secolo dopo Cristo. Il villaggio, che doveva costituire un insediamento lineare lungo un collegamento stradale tra Reggio e Ferrara, venne fortificato nel 911 dal Vescovo di Reggio e comprendeva la pieve e un castello, molto probabilmente in muratura. Resterà tale fino al 1287, quando venne assediato e distrutto dalle truppe veronesi al comando di Alberto Della Scala. Ricostruito in parte, ma non nelle stesse dimensioni, passerà alla proprietà dei Pio di Carpi nel 1387. 

La Relazione premessa alla Variante e sottoscritta dall’archeologa Piera Terenzi di Arkaia, dall’ingegner Pietro Mazzoli dell’impresa Pizzarotti e dal Presidente della Austostrada regionale Cispadana spa, Graziano Pattuzzi, parla di reperti trovati nella campagna circostante fra i quali vi sono ceramiche e manufatti in argilla di età romana, oltre a testimonianze più recenti in ferro e vetro, nonché ossa umane che potrebbero provenire dalle sepolture intorno all’antica Pieve. In sostanza, il sito sarebbe stato abitato dall’epoca romana, probabilmente per la presenza di una fattoria, fino a tutto l’alto medioevo. Lo rivelerebbero i relativi esami stratigrafici che hanno individuato a profondità tra un metro e 80 e i 2 metri e 40 il livello romano del suolo e tra 1 metro e 20 e 1 metro e 50 il suolo altomedievale. 

Il tracciato della Cispadana, prima di essere modificato, copriva tutto il terrapieno nord del castrum: da qui la Variante che lo sposta più a nord, raddizzando il percorso della futura arteria che verrebbe così accorciato di un’ottantina di metri.

Da Roma, intanto, si apprende che su richiesta del parlamentare dei 5 Stelle Michele Dell’Orco, il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti ha concesso di prorogare al 20 maggio la scadenza del termine per presentare osservazioni alla Variante, inizialmente fissata al 17.

Nelle foto, il tracciato originario e la variante

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