Dentro l'adolescenza inquieta

Dagli episodi che hanno visto protagonisti degli adolescenti alla risposta delle istituzioni

Perciò badate ai fanciulli, amici miei,  badate sempre ai fanciulli, se vi sta a cuore di averne degli uomini. Che le occasioni non diano la mala piega alle loro passioncelle;  che una sprovveduta condiscendenza,  o una soverchia durezza,  o una micidiale trascuranza non li lascino in bilico  di creder giusto ciò che piace e abbominevole quello che dispiace(Ippolito Nievo “Le confessioni d’un Italiano”)  

 

Un sedicenne che  prende a deridere e offendere  due quindicenni per un  presunto sguardo minaccioso  scambiato giorni prima  nel gruppo; l’imposizione  da parte del maggiore agli  altri due di ritrovarsi davanti  al Duomo, la sera dell’11  novembre. E qui li prende  a schiaffi, prima di intimar  loro di seguirlo nella “stretta”  di via don Loschi dove li  costringe a inginocchiarsi e a  chiedergli scusa davanti agli  altri ragazzi del gruppo, aggiungendo  alla violenza fisica  quella psicologica.  Androne del Municipio, ore 19  di un giorno di qualche settimana  fa. Due quattordicenni cercano rifugio  per sfuggire a un gruppo di  coetanei intenzionato, dicono loro,  a menarli per un episodio futile accaduto  un anno prima. I dipendenti  della portineria chiamano la Polizia  municipale, i ragazzini del gruppo  se la svignano, ma i carabinieri li  riacciuffano e li identificano. Alle  domande dei militari danno risposte  strafottenti, facendo arrabbiare  i cittadini che, numerosi, hanno assistito  all’episodio.  Piazza Martiri, ore 23 circa di  una sera qualunque. Dietro il colonnato  del Teatro si è accampata una  mezza dozzina di ragazzi, di età apparente compresa fra i 14 e i 17 anni.  Hanno apparecchiato di tutto punto  il pavimento dietro le colonne, appoggiato  panini, bottiglie e lattine di  birra sui basamenti, accesa la radio a  tutto volume e stanno praticamente  cenando lì. Uno che passa, assistendo  a questa sorta di privatizzazione  impropria di un importante spazio  pubblico si ferma e chiede ad alta  voce: “Aho, ma che state facendo?  È il Teatro, quello”. Dal bivacco si  alza un giovane, alto e magro, il fare  irridente, appena un po’ su di giri  e, simulando un passetto di danza,  modula la voce replicando: «Vede,  caro signore? Noi non abbiamo i soldi  per andare al ristorante o in pizzeria.  La nostra cena ce la facciamo  qui». Altra risatina e passo di danza.  Poi si capisce che vorrebbe dirigersi  verso l’adulto, ma un amico lo ferma:  «Lascia perdere», gli dice. E, rivolto  al passante, assicura: «Dopo puliremo  tutto».  

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