Il giorno della Cattedrale: il discorso del Vescovo e l'omelia del cardinale Parolin

“Finalmente, dopo cinque anni, la Cattedrale di Carpi, che era divenuta muta a causa delle gravi ferite inferte dal terremoto, torna ad essere un “corpo vivo” – ha detto nel suo discorso monsignor Francesco Cavina, Vescovo di Carpi – e quindi a parlare e a vivere integralmente la vita per la quale è stata voluta. Infatti, l’architettura e la scultura delle nostre chiese sono una cosa sola con la liturgia cattolica che celebra il dramma misterioso della morte e resurrezione di Cristo, che continuamente salva il mondo”. E ha proseguito: “Oggi, dunque, la nostra cattedrale ritrova il suo senso. La voce festosa delle campane, il canto sacro che risuona tra le sue volte, la preghiera che si innalza a Dio per mezzo di Cristo, l’odore dell’incenso che avvolge e impregna ogni angolo della chiesa, lo splendore degli arredi sacri crea una bellezza, come scrive Marcel Proust, che è al di sopra di tutto ciò che un artista può sognare (La morte delle cattedrali).

Per restituire la vita a questo luogo divenuto silenzioso è stato necessario affrontare un impegnativo lavoro, non privo di ostacoli e difficoltà di vario tipo, che sono stati superati con il contributo della scienza e della tecnica, ma soprattutto con lo slancio ideale, appassionato, ingegrioso e creativo delle tante persone che hanno prestato la loro opera, orgogliose di offrire il loro contributo non per la ricostruzione di un edificio qualunque, ma della Cattedrale di Santa Maria Assunta, onore e vanto dei carpigiani”.

Il Vescovo è poi passato ai ringraziamenti: “Non posso poi dimenticare che questo recupero è stato reso possibile grazie al concorso insostituibile e sinergico dello Stato, della Santa Sede, dell’ 8 per cento destinato alla Chiesa Cattolica, di tanti enti pubblici e privati, in particolare della Banca Popolare dell’Emilia Romagna e della Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi nonché di numerosi semplici fedeli che con il loro contributo hanno permesso di riaprire al culto e di consegnare alla storia e all’ammirazione di tanti — come hanno fatto con noi le generazioni che ci hanno preceduto — un monumento di grande

valore storico, sociale, artistico e soprattutto religioso”. E ha concluso citando le parole di una persona che ha lavorato cinque anni per il recupero della Cattedrale: “Caro Monsignor Vescovo, in questo ultimi giorni sto cercando di immaginare come sarà per la prima volta che entrerò nella Cattedrale come un semplice fedele. Lo so già, essendo un sentimentale, una lacrima di nostalgia bagnerà il mio viso. Mi verranno in mente tutte le emozioni vissute in un’esperienza durata cinque anni e che ha cambiato la mia vita...Auguro a tutti coloro, che ne sentono il bisogno una volta entrati in questo luogo sacro di abbandonare aspettative e recriminazioni e di godere unicamente dell’abbraccio della Madonna...l’amore della nostra Santa Madre illuminerà, così, il nostro cammino”.

 

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