Mantova, mercatino dell’antiquariato in piazza Sordello, 17 aprile 2016. L’attenzione di Gisella Sillingardi e Marcelo Trombini, una coppia di Carpi innamorata dell’antico e del vintage, viene attratta da una graziosa ceramica dello scultore Guido Cacciapuoti (1892-1953) che raffigura una delle sue tipiche damine. Parte la contrattazione, ma l’occhio di lui cade su una vecchia busta da lettere, mescolata a tante altre del banchetto dell’antiquaria. Il timbro postale è del 16 gennaio 1916, è indirizzata alla “signorina gentilissima Annita Frapporti” a Caprino Veronese, località non distante dalla sponda veronese del Garda. Lo hanno colpito la data, giusto di cent’anni prima, e quel nome, Annita che gli ricorda la figlia Anita, da mesi residente a Londra. Chiama a leggerla anche Gisella, scorrono insieme le prime righe ricavandone subito un forte emozione. Capiscono trattarsi di una dolcissima lettera d’amore, spedita all’amata da un soldato che sta per tornare a casa in licenza, transitando da Verona (il luogo da cui scrive è invece top secret, siamo in guerra, nella Grande Guerra, e Caprino è nelle immediate retrovie del fronte): “...Devo venire a Caprino... Scrivimi, proponimi tu il giorno...Ti voglio vedere assolutamente, voglio udire la tua voce, dirti che t’amo e tu ripetermi altrettanto”. E a un certo punto i due sobbalzano: “...per la posta – scrive il soldato con calligrafia accurata –, appena ricevi questo, scrivimi a Carpi (Modena), viale Carducci, al numero 21”. La firma è “... sempre tuo Mario”. Si girano verso l’antiquaria che è un’amica, si conoscono da anni. Lei capisce al volo: «Ve la regalo. Ma se vi interessa ne ho molte altre indirizzate ad Annita Frapporti: le conservo in una scatola a Gonzaga». La domenica successiva, la coppia è già da lei, a Gonzaga, a frugare nel centinaio di lettere dell’epistolario del carpigiano Mario Pavarotti, questo il suo nome completo e, come accerteranno poi con minuziose ricerche, nato a Carpi il 26 settembre 1894 da Geminiano Pavarotti ed Enrica Zanoli, pizzicagnoli con negozio in piazza Garibaldi e residenza prima in viale Carducci e poi in via Marco Meloni. Chiamato alle armi come soldato semplice di fanteria il 19 gennaio 1915 e arruolato nella Brigata Mantova, Pavarotti (“capelli castani ondulati, dentatura sana”, sta scritto sul foglio matricolare) era arrivato in zona di guerra, in Vallagarina, sopra Rovereto di Trento, il 21 ottobre 1915. Dal 14 gennaio 1916, due giorni prima della licenza e di quella lettera ad Annita, era diventato sottotenente di complemento e finirà la guerra, come vedremo, con il grado di tenente. Ma torniamo alla scatola che la coppia di Carpi si è portata a casa. È lei, Gisella, a sobbarcarsi un paziente lavoro di sistemazione di quelle cento e passa lettere di Mario Pavarotti (quelle di Annita non ci sono: le rotture delle storie d’amore, all’epoca, comportavano la restituzione dei rispettivi messaggi), con ampio corredo di foto. La storia dei due innamorati la appassiona a fondo, le prende tutto il tempo, la indurrà a recarsi nei luoghi citati, a bussare a porte di municipi, archivi e biblioteche, fino al Ministero della Difesa, per sapere di più e arricchire di quanti più particolari la vicenda da cui tutto ha preso avvio e che l’ha incuriosita così a fondo, fino a riviversi nelle vicende dei due protagonisti e a trovarvi perfino coincidenze che la toccano da vicino, come la successiva residenza dei Pavarotti in via Meloni, dove abitano lei e Marcelo. Oltre a una grande storia d’amore nel tempo della guerra, da quegli scritti, da quelle cartoline illustrate, da quelle foto spuntano un’epoca, un costume, uno scorcio di storia patria filtrata da avvenimenti personali e familiari, perfino un gusto artistico e letterario che si coglie nel linguaggio, nelle illustrazioni, nelle pose fotografiche.
8 Ottobre 2018
La storia di Annita Frapporti e del carpigiano Mario Pavarotti
Amore nel tempo di guerra
Restituita da un epistolario sbucato da un mercatino e ordinata da Gisella Sillingardi e Marcelo Trombini Una vicenda di una decina d’anni (1915-1925) che ebbe come sfondi il fronte trentino e dell’Isonzo, Carpi e Caprino Veronese
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