Carpi – “Il nero contiene tutto. Anche il bianco. Sono d’una bellezza assoluta. È l’accordo perfetto”. Così Coco Chanel definiva il colore bianco che, non a caso, è da sempre una delle tonalità preferite dagli stilisti. E al bianco, in tutte le sue sfumature, è dedicata una importante mostra, intitolata “White. Il bianco nella moda: da Pierre Cardin a Prada”, che sarà ospitata nelle sale dei Musei dal 15 aprile (inaugurazione alle 19) al 12 giugno.
L’iniziativa, a cura della direttrice dei Musei Manuela Rossi, è ideata e prodotta dal Comune di Carpi in collaborazione con Carpi Fashion System e si collega in modo diretto alla vocazione manifatturiera del distretto tessile carpigiano.
La mostra racconta, attraverso trenta capi iconici, come alcuni grandi stilisti italiani e internazionali -– da Giorgio Armani a Vivienne Westwood, passando per Pierre Cardin, Gianfranco Ferré, John Galliano, Valentino, Miuccia Prada, Gianni Versace e la carpigiana Anna Molinari -– hanno utilizzato il colore bianco nelle loro collezioni.
«Abbiamo pensato al bianco come tema della mostra perché non si tratta di una tendenza passeggera, ma di una costante della moda e quindi permette di costruire un percorso storico che copre mezzo secolo – afferma Manuela Rossi –: dagli anni Sessanta al 2010. E poi perché il bianco, secondo alcuni studi sociologici, è un colore che viene proposto spesso nei momenti difficili come quello attuale. Non a caso, quest’anno è di gran moda».
La scelta di questo periodo storico poi non è per niente casuale ed è legata al distretto locale: gli anni Sessanta coincidono con il boom economico che per Carpi ha significato l’affermazione dell’industria tessile, mentre il nuovo Millennio è assunto momento simbolico delle nuove sfide che il comparto della moda è chiamato ad affrontare.
L’allestimento riproduce lungo le logge di Palazzo dei Pio una passerella da sfilata, trasformandola in una ideale time-line sulla quale passano in rassegna i modelli in prestito dagli Archivi di Ricerca Mazzini di Massalombarda (Ra), che con i suoi oltre 250 mila abiti e accessori è una delle più complete raccolte italiane dedicate alla storia della moda.
«Il percorso espositivo si apre con una sezione che, grazie a riviste d’epoca e a strumenti multimediali degli archivi del Labirinto della Moda di Carpi, introduce il pubblico al vocabolario tipico della moda, ai concetti base che regolano l’attività creativa dei fashion designer –spiega la curatrice–. Poi, secondo i criteri guida della mostra, abbiamo scelto trenta capi in cui il bianco è un elemento di ricerca per lo stilista che lo ha creato».
La mostra intende infatti mettere in luce il fatto che, a determinare le nuance del bianco della moda, sono le diverse tipologie dei materiali con cui i capi sono realizzati. L’analisi dei tessuti, dai più immediati a quelli sperimentali, rappresenta quindi il filo conduttore della rassegna. A Palazzo dei Pio “sfilano” (suddivisi in ordine cronologico) camicie, abiti e tailleur, giacche e giacconi di tessuti diversi: lana, velluto, cotone, seta, pizzo e raso. Si va dai corsetti punk di Vivienne Westwood alle fantasiose sperimentazioni della giapponese Rei Kawakubo, che ideando sul finire degli Anni Settanta il marchio “Comme des Garçons” getta un inedito ponte tra la sensibilità orientale e lo stile occidentale. La sezione dedicata agli anni Ottanta e Novanta presenta senza soluzione di continuità tutti i maestri dell’Età dell’Oro del made in Italy: Armani, Prada, Versace e soprattutto Gianfranco Ferré, vero e proprio filosofo della camicia bianca, che trasformò da capo apparentemente semplice e umile in autentico feticcio, tela candida sulla quale trasferire le proprie straordinarie intuizioni. «Accanto a modelli di grande successo troviamo anche progetti più arditi e curiosi, forse poco incisivi in termini di fortuna commerciale ma a loro modo storici – sottolinea Manuela Rossi –: come le creazioni surreali di Bo-Bo Kaminsky, firma collettiva del gruppo di stilisti veneti da cui sarebbe emerso Renzo Rosso o la “biaccatura” con intonaco su denim proposta da Martin Margiela, creativo formatosi alla scuola fiamminga che è diventato un punto di riferimento della moda internazionale».