Una commossa Anna Steiner, figlia di Albe e Lica Steiner che progettarono, insieme all’architetto Ludovico Belgiojoso, il Museo Monumento al deportato e che ebbe diversi familiari uccisi dalle SS nella strage di Meina, sul lago Maggiore, ha riportato subito a una chiave di lettura politica e molto attuale l’incontro di oggi, dedicato alla presentazione del nuovo catalogo del Museo, con la partecipazione del Ministro per i Beni culturali, Dario Franceschini. Il gruppo di lavoro di intellettuali milanesi che progettarono il Museo, ha detto Anna Steiner, vollero che quell’opera evocativa della deportazione politica e razziale durante l’ultima guerra, fosse prima di tutto un’opera culturale, di concezione antiretorica, ispirata da una frase di Primo Levi, che di quel gruppo faceva parte. La frase ricordava come a un certo punto nella storia europea si è stabilito un collegamento tra il nemico e lo straniero, identificando come straniero “…chiunque venga sentito come diverso: per dottrina, costumi, religione, aspetto”. Ed è una frase attuale, ha ricordato Anna Steiner, perché la mentalità che ogni straniero è nemico si sta riconsolidando e va identificata con il grembo sempre fecondo dal quale, secondo la celebre frase di Bertoldt Brecht, è nato il mostro del nazismo.