Il bimbo tiene e Pitti è la sua vetrina

Lieve calo di presenze ma resta il salone più importante di un settore ancora in crescita ma che deve ancora vincere la sfida dell'export

Piccoli “mini me” che i genitori vestono con il gusto, la ricercatezza e l’attenzione che dedicano a se stessi. La moda per i bambini e le bambine è sempre più allineata a quella degli adulti e segue le stesse tendenze. Lo ha confermato l’ultima edizione (l’ottantacinquesima) di Pitti Immagine Bimbo, il salone dedicato al childrenswear che si è svolto alla Fortezza da Basso di Firenze dal 22 al 24 giugno presentando le collezioni primavera-estate 2018.

E anche per i piccoli fashion-addicted, come del resto per i grandi, la prossima sarà un’estate “in fiore” in linea con il tema floreale della fiera “Boom Pitti Bloom”. Nonostante il caldo opprimente, nonostante il lieve calo di presenze (5 mila 300 compratori contro i 5 mila 600 dello scorso anno) e nonostante il periodo difficile, Pitti Bimbo rimane l’unico appuntamento di rilievo del settore junior, non soltanto per l’abbigliamento, ma anche per le scarpe. Come sempre poco prima dell’apertura del salone Smi (Sistema Moda Italia) ha diramato i dati relativi al 2016 dell’industria italiana della moda bimbi.

Dati che parlano di una lieve crescita con un fatturato a più 2,8 per cento arrivato a 2 miliardi 763 milioni di euro. Il peso dell’export resta ancora al di sotto del 38 per cento – di gran lunga inferiore all’uomo (64,4 per cento) e alla donna (61,3 per cento) – e proprio l’incremento delle esportazione rappresenta la sfida più grande del settore. Anche perché il mercato italiano è stagnante (meno 0,2 per cento i consumi finali 2016) e presumibilmente non è destinato ad avere grandi sussulti nei prossimi anni. Via libera quindi a tutti i tentativi di “attirare” i buyer, attraverso le nove sezioni in cui è articolata la fiera: dal luxury d’atelier alla ricerca e alla sperimentazione; dallo sportswear all’urban, dai brand lifestyle con lo spirito design pop ai piccoli marchi indipendenti. E ancora: oggetti curiosi, tecnologia, accessori, articoli da viaggio, occhiali, libri, giochi e capi ecologici e attenti all’ambiente. Ridimensionate le sfilate, non più considerate l’unico strumento efficace per la promozione, Pitti ha preferito puntare su un progetto digitale che innova il processo di raccolta ordini: dal 3 luglio e per otto settimane Pitti Bimbo 85 sarà online su epitti. com con un catalogo di oltre duemila prodotti e 360 brand. Progetti innovativi a parte, i dati ufficiali inviati alla stampa dal team organizzatore parlano di: “… lieve ma confortante aumento dei buyer esteri, con performance molto positive da Russia (più nove per cento), Cina (più 37 per cento), Olanda (più 30 per cento) e Ucraina (più 23 per cento); mentre le presenze dall’Italia registrano una lieve flessione, come è accaduto a Pitti Uomo”.

A Pitti Bimbo hanno partecipato 538 marchi (di cui 322 provenienti dall’estero) e a colpire, come abbiamo già scritto qualche settimana fa annunciando la fiera, sono le numerose defezioni dei brand carpigiani della moda per i più piccoli, in controtendenza con le “massicce” presenze degli anni scorsi. Tra gli espositori si sono notate alcune assenze importanti, come quelle di Ki6? e Parrot, i marchi di punta di Spazio Sei Fashion Group, azienda che non era presente alla Fortezza neppure con Miss Blumarine, linea che produce e distribuisce in licenza per Blufin. Ma sono mancati anche i brand che fanno capo a Keyart (come Illudia, Kid’s Company e Paesaggino) e Denny Rose Girl, di solito presenti al salone fiorentino. Gli espositori locali erano quindi ridotti a una manciata: Cucù Lab, TwinSet, Gaudì Teen&Boy, Manila Grace (Antress) e Via delle Perle (prodotto in licenza dalla Mafrat di Bari).

«Il bilancio di partecipazione è positivo, anche se ho notato una minore affluenza di visitatori, che però è normale nell’edizione estiva – commenta Gianluca Simonelli, titolare insieme alla moglie Alessandra Saccani di Cucù Lab (nella foto a lato) –. Noi avevamo degli appuntamenti con diversi clienti e abbiamo lavorato: siamo abbastanza soddisfatti». Il marchio carpigiano ha presentato una collezione un po’ diversa dal solito. Il mood è lo stesso che caratterizza da sempre i capi Cucù Lab, vale a dire tagli ampi, giochi e di volumi e stile lineare, ma con l’aggiunta di molto più colore. «Per noi è una novità – aggiunge Simonelli –. Abbiamo abbandonato alcuni toni classici come il grigio e il nero, optando per tinte come il rosa, il blu e il celeste. Si tratta di una collezione molto più colorata rispetto ai nostri standard».

 

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