Il motore di ricerca ha varato We Wear Culture, 3 mila anni di storia degli abiti

Moda digitale: Google è prima

Un colossale progetto di archivio digitale fashion di documenti, mappe interattive e visite virtuali ai musei. Capace di far impallidire il locale Labirinto della Moda. Se non ci si affretta a condurlo in porto.

La più grande sfilata di moda del mondo è digitale. Per la prima volta nella storia, gli appassionati di moda o i semplici curiosi, potranno avere accesso gratuito a 3 mila anni di storia dei vestiti, grazie al progetto “We Wear Culture” di Google all’interno della piattaforma Google Arts&Culture, che digitalizza l’intero percorso della moda nella storia dell’uomo.

Qualche numero: 30 mila tra documenti fotografici e mappe interattive, 180 i musei coinvolti nell’operazione. Si tratta del più importante progetto di archivio digitale fashion di tutti i tempi. L’iniziativa è faraonica e fornisce, per la prima volta nella storia, una sorta di biblioteca universale di abiti, accessori, gioielli, ricami, artigiani e creatività a portata di tutti, basta avere un computer o uno smartphone. Così, quello che fino a ieri era possibile scoprire soltanto entrando in un museo o consultando un libro (spesso introvabile), oggi si può scoprire con un click dalla propria tastiera. Il lancio del servizio è avvenuto a Parigi, sede mondiale di Google Arts&Culture. Tra le tante istituzioni museali coinvolte, ci sono ovviamente anche gioielli italiani come il Museo Salvatore Ferragamo, La Fondazione Gianfranco Ferré, Palazzo Madama e il Museo della Calzatura di Villa Foscarini Rossi.

L’iniziativa, ovviamente, è in fase di lancio e presto raggrupperà altre collezioni e altri enti, arrivando a mappare la maggior parte della storia del costume documentata fino a oggi. Il frutto di questo impegno è un vero “tesoro” per chi si occupa di moda e più in generale per il fashion system: da oggi, infatti, ogni studente, ogni creativo e ogni stilista avrà la possibilità di fare ricerche approfondite e tematiche con una facilità mai avuta prima nella storia di questo mestiere. Trovare un ricamo particolare, elaborare una stampa storica, studiare e riprendere il taglio o il drappeggio di un abito del primo Novecento: tutto questo sarà possibile. Utilizzando tecnologie all’avanguardia, il progetto consente di esplorare stili e look di epoche diverse (a partire dall’antica Via della Seta passando per gli abiti sofisticati di Versailles fino al punk britannico) visitando oltre 400 esposizioni e storie online.

Per un’esperienza “virtuale” che non ha niente da invidiare a una visita “reale”: le oltre 700 immagini sono realizzate in altissima risoluzione, grazie al formato “gigapixel”, innovazione esclusiva di Google Art Camera per cui sarà possibile vedere, per esempio, gli antichi pizzi del MoMu di Anversa nei minimi dettagli. Con un focus particolare su pezzi iconici che hanno cambiato il modo di vestire di intere generazioni come gli stiletti di Ferragamo indossati da Marilyn Monroe o il leggendario tubino nero di Chanel riportati a nuova vita grazie alle più futuristiche tecnologie di realtà virtuale. E ancora, i leggendari corsetti di Vivienne Westwood e le sperimentazioni di Rei Kawabubo per Comme des Garçons. A Carpi un progetto di archivio digitale della moda esiste già da tempo, ma è ancora in fase di “digitalizzazione”. La presentazione ufficiale del “Labirinto della moda”, che comprende una ricca documentazione e ripercorre la storia della moda, a livello locale, nazionale e internazionale, dagli anni Cinquanta a oggi, è stata fatta a inizio 2013.

Il fulcro dell’archivio è costituito da una collezione di book di tendenza catalogati in ordine cronologico, da 1.500 volumi e 12 mila riviste di moda, da 60 mila immagini (su diapositive e cd) delle collezioni delle griffe e dei marchi più importanti, da 20 mila punti di maglia e 30 mila campioni di tessuto. Andrà a far parte del Polo della Creatività e sarà dislocato tra il Torrione degli Spagnoli e l’ex polisportiva Dorando Pietri. Bisognerà quindi attendere qualche anno, dal momento che entrambi sono ancora in fase progettuale (il Torrione è sotto esame della Soprintendenza dei Beni Culturali). Intanto c’è Google.

L'accesso è riservato agli Abbonati

Se sei già abbonato, accedi per vedere l'articolo completo

Accedi

Accesso completo al sito, più l'
abbonamento digitale annuale

Vi permette di accedere a tutti i contenuti web di VOCE.it e di ricevere la newsletter quotidiana VoceCittà con le notizie del giorno, Voce settimanale digitale e Voce mensile digitale di approfondimento, direttamente al vostro indirizzo mail. Costo Annuo 29€
Abbonati