La scuola ragione di vita e un sogno da navigatore

Ha impiegato un po’ a uscire dall’indeterminatezza della  fredda cronaca di un “…anziano settantatreenne travolto da  un furgone in retromarcia”. Quando si è capito trattarsi di Claudio  Stentarelli, maestro, pedagogista, dirigente scolastico che  ha segnato per una buona trentina d’anni la storia della scuola  a Carpi e Modena, allora ha prevalso il senso di incredulità di  cui parlano nella loro lettera qui sotto i colleghi modenesi. Un’incredulità  proporzionata alla banalità della morte, alla terribile  e assurda casualità che l’ha provocata. «È morto come il suo  eroe letterario preferito, Cyrano» ci ha detto la figlia Chiara, “…  con l’orgoglio, che mai macchiai né macchio l’indomita purezza  del mio pennacchio”.  Quello che ha dato alla scuola l’indomita purezza di Claudio  Stentarelli, lo riassumono i due ricordi che pubblichiamo. Basti  dire, qui, della energia profusa per una scuola aperta e impegnata  a non lasciare mai indietro nessun bambino, disabile, emarginato  o immigrato che fosse. A questo principio si è mantenuto fedele  in tutte le posizioni occupate nell’ordinamento scolastico, da  maestro a dirigente, battendosi sempre da combattente solitario.  E poi c’era la sua passione per le barche: imbarcazioni che  costruiva lui, con un mestiere che aveva perfezionato insieme  all’artigiano del legno Guido Guaitoli che gli è stato amico fino  alla fine, entrambi ammiratori di Tino Melara, e della sua scelta  di vita da lupo di mare. Barche pensate per la navigazione fluviale  e lacustre, solide, essenziali, senza fronzoli. Barche fabbricate  in una casa di campagna, paradossalmente terragne, nonché  schiette e genuine com’era lui.