Il personaggio che ha ispirato la favola per bambini di Andrea Ori

L’identità di Sozzigalli fra le scope di Galileo

sozzigalli  – Una bicicletta con un trasportino posteriore per caricare delle scope e un ombrello legato alla canna è l’immagine che gli abitanti di Sozzigalli hanno di Galileo Bruschi, un vero e proprio personaggio caratteristico della frazione che è rimasto nella memoria di molti. Di Galileo non si conosce la vera e propria storia, ma la sua figura è circondata da un’aura di leggenda, da una sorta di mito tramandato nel tempo. 

«Galileo è stato un personaggio simbolico per il paese – spiega Andrea Ori, ideatore e curatore di eventi nel Libero territorio di Sozzigalli – e le nostre feste nascono sempre attorno a personaggi di Sozzigalli che ogni volta entrano a fare parte della nostra grande famiglia. Quello che noi cerchiamo di fare è di animare, unire e risvegliare l’identità del paese». 

È stato questo spirito che in occasione della scorsa Epifania, ha ispirato Ori a creare una favola per bambini con alcuni personaggi simbolo di Sozzigalli. La favola dal titolo “Le scope magiche di Sozzigalli” è stata distribuita a tutti i bambini della frazione e ha come protagonista un Galileo in veste di eroe del paese che la Befana aveva insignito del compito di portare pace e serenità agli abitanti attraverso le sue scope, costruite grazie alle “zampe magiche” di quattro aiutanti speciali: le nutrie di Sozzigalli. «Nella mia vita – racconta Ori – ho incrociato alcune volte Galileo. Si pensa fosse nato attorno agli anni Venti nelle zone del mantovano. Era solo e si diceva che fosse arrivato a Sozzigalli dopo aver vissuto gli orrori della guerra che lo avevano cambiato per sempre. Abitava in una casa in cui si riscaldava soltanto con il camino ed era solito chiedere in prestito la legna ai suoi compaesani. Si diceva che ogni volta scrivesse su un ceppo il nome della persona a cui doveva restituirla e che saldasse puntualmente ogni suo debito. La sua peculiarità era quella di spostarsi in bicicletta andando a vendere le sue scope e spesso succedeva che si innamorasse delle donne che incontrava, come era accaduto con la signora Donatella, la parrucchiera del paese. Per lei Galileo aveva riadattato una vecchia canzone con parole proprie che poi noi abbiamo ripreso e fatto cantare ai bambini in occasione di una delle nostre ultime feste. Fra le sue scope – sottolinea Ori – ricordo che aveva la “scopa atomica” e che la sera andava al ristorante del paese con una bottiglia piena di sassi cantando canzoni come “Bella ciao”, da lui modificate nel testo. La favola – prosegue – deve servire per far crescere i bambini con la consapevolezza della storia del loro paese in modo quasi poetico. È quello che volevo fare raccontando la storia di Sozzigalli attraverso la figura di Galileo dipinto come un eroe buono». 

Ancora oggi non si conosce il luogo in cui sia seppellito Galileo ma l’unica certezza è che morì da solo dopo un periodo trascorso presso una casa protetta. «Nella storia – conclude Ori – l’ho disegnato come una persona amata fino alla fine, ma in realtà non è stato così. Ma è una favola ed è quella la realtà che vorrei che fosse. Credo che oggi molte persone di qua si siano pentite di essersi perse la conclusione della storia di Galileo. Lui era solo e ognuno di noi lo ha dipinto così come lo hanno visto i propri occhi. Certamente, la cosa che noi tutti abbiamo intravisto in lui era che si trattava di una persona buona dalle origini umilii». Il senso e il messaggio della storia di Galileo Bruschi è che tutti possono essere eroi come a suo modo è stato lui. Per farlo serve in fondo davvero poco: basta essere puliti dentro, persone per bene e altruiste che non rinunciano mai a vivere con un pizzico di fantasia.

 
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