Il Patrono perde Neri. E forse la ragion d'essere

“Dopo 14 anni di presidenza, Eccellenza carissima e caro Sindaco, anch’io penso sia giusto e doveroso rimettere il mandato avuto qui, in questa Cattedrale, nel 2004. Con semplicità, umiltà, sereno di aver fatto il mio servizio per amore della città di Carpi. Un sentito grazie a tutti, in particolare ai componenti il Comitato, ai volontari che hanno lavorato senza alcuna ricompensa, se non il bene della nostra città”. Ha chiuso con queste parole, Adamo Neri l’annuncio della propria decisione di lasciare l’incarico di Presidente del Comitato per la Festa del Patrono, assunto 14 anni fa partendo da una situazione finanziaria che si potrebbe definire eufemisticamente non delle più floride. Ha preso in mano l’iniziativa, l’ha risanata, conducendola fino ai fasti di questa ultima edizione che, pensata soprattutto in funzione dei giovani, proprio dai giovani ha ottenuto le risposte più soddisfacenti, con più di duemila presenze alla festa del fumetto CarpiCon promossa dai Giovani per Carpi e Manga Beat. Ma buone presenze di pubblico hanno fatto registrare anche la sfilata di moda, la serata del premio mamma Nina in un Teatro gremito e la stessa sottoscrizioni, le offerte, che sono le entrate sulle quali faceva affidamento l’iniziativa, si sono andati via via inaridendo, facendola dipendere sempre più dal contributo di Diocesi e Comune. E il sostegno comunale per questa edizione deve essere stato ben al di sotto delle aspettative e delle promesse: 6 mila euro che, senza avventurarsi in paragoni poco plausibili, sono una goccia rispetto agli stanziamenti per Festival Filosofia, Festa del racconto, Festa del Gioco, CarpiSummerFest, e così via. Ma proprio questi raffronti dovrebbero far riflettere sulla piega che hanno preso le cose. Eventi “generalisti” come il Patrono, che fanno soprattutto appello alle tradizioni e alle identità locali, si rivelano sempre più adatti per piccole realtà dall’intatto spirito paesano che per dimensioni medio-grandi come quella di Carpi che ambisce a misurarsi con altri territori sulla base di iniziative originali e mirate, scelte in un’ottica di marketing e dunque dirette a calamitare interesse più dall’esterno che all’interno. Senza considerare che gli eventi collettivi e mobilitanti per la città sono diventati nel frattempo altri, come le notti bianche. Tutto questo è stato semplicemente posticipato dalla passione e dall’impegno profusi da Adamo Neri nella Festa. Ed è facile prevedere che, dopo il suo abbandono, non vi sia futuro, per il Patrono, se non nel ritorno alla sua originaria, sommessa dimensione religiosa. Con lo sfondo delle luci e dei clamori del Luna Park al quale, fra l’altro, il Vescovo non manca mai di rivolgere ogni anno la propria particolare attenzione. f.m. messa celebrata finalmente in Cattedrale, dove Neri ha comunicato le proprie dimissioni. Delle ragioni, lui non fa mistero: «Ho posto da tempo – spiega – il problema che la Festa del Patrono deve avere una svolta, perché così non può andare avanti. I suoi due “padroni”, come li ha definiti il Vescovo, monsignor Cavina alludendo all’Amministrazione comunale e alla stessa Diocesi, debbono dimostrare di credere al futuro di questa rassegna, cosa che oggi come oggi non sta avvenendo». E aggiunge: «Ho lasciato il mandato, perché si faccia chiarezza: ho cercato negli anni di lavorare perché la Festa fosse vissuta come un evento di tutta Carpi, capace di coinvolgere credenti e non credenti per il suo legame con l’identità cittadina, facendovi collaborare allo scopo tanti mondi e ambienti diversi. Se questo viene capito e convince, la Festa può avere un futuro, altrimenti è destinata a morire». Lui, diplomaticamente, non lo dice, ma è anche una questione di risorse. Il gettito pubblicitario, le sottoscrizioni, le offerte, che sono le entrate sulle quali faceva affidamento l’iniziativa, si sono andati via via inaridendo, facendola dipendere sempre più dal contributo di Diocesi e Comune. E il sostegno comunale per questa edizione deve essere stato ben al di sotto delle aspettative e delle promesse: 6 mila euro che, senza avventurarsi in paragoni poco plausibili, sono una goccia rispetto agli stanziamenti per Festival Filosofia, Festa del racconto, Festa del Gioco, CarpiSummerFest, e così via. Ma proprio questi raffronti dovrebbero far riflettere sulla piega che hanno preso le cose. Eventi “generalisti” come il Patrono, che fanno soprattutto appello alle tradizioni e alle identità locali, si rivelano sempre più adatti per piccole realtà dall’intatto spirito paesano che per dimensioni medio-grandi come quella di Carpi che ambisce a misurarsi con altri territori sulla base di iniziative originali e mirate, scelte in un’ottica di marketing e dunque dirette a calamitare interesse più dall’esterno che all’interno. Senza considerare che gli eventi collettivi e mobilitanti per la città sono diventati nel frattempo altri, come le notti bianche. Tutto questo è stato semplicemente posticipato dalla passione e dall’impegno profusi da Adamo Neri nella Festa. Ed è facile prevedere che, dopo il suo abbandono, non vi sia futuro, per il Patrono, se non nel ritorno alla sua originaria, sommessa dimensione religiosa. Con lo sfondo delle luci e dei clamori del Luna Park al quale, fra l’altro, il Vescovo non manca mai di rivolgere ogni anno la propria particolare attenzione.

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