Ma quali presidi sceriffo: qui sono tutti reggenti

Tranne De Vito, i dirigenti delle superiori gravati da incarichi in altre scuole

Il decreto della Buona Scuola doveva trasformarli in presidi sceriffo, dotati di super poteri e di piglio manageriale, ma loro fin dall’inizio avevano rifiutato questa etichetta, ben consapevoli che i risvolti negativi sarebbero presto arrivati. Infatti i dirigenti scolastici (proprio di dirigenti si parla, equiparati a quelli pubblici dal 1997), oggi, hanno il dente avvelenato e il 25 maggio sono scesi in piazza a Roma, per manifestare il loro malcontento.

Il problema principale è quello delle reggenze: se, da un lato, i presidi più anziani arrivano al pensionamento, dall’altro non si provvede alla loro sostituzione, il cui bando di concorso è bloccato dal 2012 al Ministero dell’Istruzione. In Italia si contano oltre 1.500 plessi scoperti, a cui proprio gli attuali Dirigenti devono far fronte, chiamati a occuparsi anche di questi istituti per un’indennità minima e responsabilità moltiplicate. Migliaia di loro si trovano quindi a correre tra una scuola e l’altra, spesso molto distanti tra loro, a saltare da progetti di alternanza scuola-lavoro a iniziative educative per la fascia 0-6, cercando di fare il proprio meglio per garantire una didattica di qualità ad alunni dagli 0 ai 19 anni. Il risultato è che molto lavoro non può che ricadere sul personale della scuola e sui vice Presidi, costretti a dividersi tra segreteria e aula.

A detenere la maglia nera delle reggenze è proprio l’Emilia Romagna, insieme a Lombardia e Piemonte che contano centinaia di plessi orfani. E la situazione è destinata a peggiorare. 

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