Il condottiero francese che a Carpi apprese da un indovino come sarebbe morto

Il cavaliere e l'astrologo di Carpi

Un espisodio realmente accaduto e ricostruito dalle fonti

di Lucia Armentano

 

In un recente viaggio a Grenoble, deliziosa città di Francia, capoluogo del dipartimento dell’Isère e antica capitale del Delfinato, ho potuto ammirare sulla piazza di Sant’Andrea il bel monumento dedicato a Pierre Terrail signore di Bayard, un condottiero vissuto tra il XV e il XVI secolo che occupa un posto di rilievo nell’immaginario collettivo d’Oltralpe, al pari del condottiero bretone Bertrand du Guesclin (1320- 1380) – elevato al grado di conestabile di Francia durante la Guerra dei Cent’anni – e di Giovanna d’Arco (1412- 1431). Il signore di Bayard nacque intorno al 1476 nell’omonimo castello vicino a Pontcharra, tra Grenoble e Chambéry, da una famiglia della piccola nobiltà di spada e il padre Aymon lo educò ancora fanciullo alle regole dell’onore e della cavalleria, alle quali rimase fedele per tutta la vita. Si distinse nel corso delle prime Guerre d’Italia combattute tra il 1494 e il 1526, militando al servizio di ben tre sovrani, Carlo VIII, Luigi XII e Francesco I, e le sue gloriose imprese intrise di leggenda gli valsero già in vita gli appellativi di Buon cavaliere e di cavaliere senza macchia e senza paura (sans peur et sans reproche, letteralmente senza paura e senza rimprovero). La sua fama lo precedeva. Dalla battaglia di Fornovo contro l’esercito della Lega Santa (1495), alla difesa del ponte sul Garigliano contro gli spagnoli, quando, secondo la tradizione, Bayard sostenne da solo per mezz’ora l’assalto di duecento cavalieri nemici (1503); da Agnadello, dove lo si trova al comando di una compagnia di gente d’armi (1509), alla battaglia di Ravenna che segnò il passaggio a un nuovo modo di guerreggiare, con l’utilizzo massiccio di artiglierie da campo (1512). Nel gennaio del 1515, salito al trono Francesco I, il cavaliere di Bayard fu nominato luogotenente generale del Delfinato dal giovane sovrano; ai primi d’agosto con il signore d’Humbercourt e i cavalieri delle loro rispettive compagnie penetrava in Piemonte attraverso il passo dell’Argentera (Colle della Maddalena), nelle Alpi Marittime, eludendo la sorveglianza degli svizzeri che controllavano i valichi del Monginevro e del Moncenisio. Dalla Val Maira l’avanguardia francese raggiunse Dronero e poi speditamente per comode strade, verso nord, Villafranca Piemonte, dove sorprese e fece prigioniero Prospero Colonna, al tempo comandante delle truppe ducali dello stato di Milano, rivendicato dal re di Francia. Dopo la grande battaglia di Marignano – oggi Melegnano – combattuta nei giorni 13 e 14 settembre 1515 e vinta dalla coalizione franco- veneziana, il signore di Bayard consacrava cavaliere sul campo lo stesso re Francesco I. Fu un evento importante nella sua vita, poiché nessuno fino ad allora aveva creato cavaliere un re. Dopo questi accadimenti Bayard ritornò a Grenoble e fino al 1521 si dedicò con passione e impegno al governo del Delfinato. In seguito ritornò a combattere in Italia nel 1522 e nel 1523, e qui si trovava ancora nei primi mesi del 1524 sotto il comando dell’ammiraglio Bonnivet. Dopo aver tentato invano di resistere agli imperiali ad Abbiategrasso ripiegò con il resto dell’esercito francese oltre il fiume Sesia e assunse il comando della retroguardia, cercando di contrastare il passo all’esercito nemico. Ma il 30 aprile nei pressi di Romagnano Sesia, forse nella selva di Rovasenda, Pierre Terrail di Bayard trovò la morte, colpito alla schiena da un colpo di archibugio, l’arma dei tempi nuovi. Come ricordato dallo storico Federico Chabod «Amici e nemici resero solenne onore alla salma e alla memoria di lui, passato alla storia come l’ultimo grande rappresentante d’una concezione di vita militare e d’un ideale cavalleresco che ormai tramontavano». Si era così tragicamente avverata la profezia che un astrologo gli aveva fatto dodici anni prima, proprio qui a Carpi, nelle stanze del palazzo di Alberto III Pio.

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