«Un libro difficile e sofferto, perché la storia in camicia nera, anche se vissuta con lealtà e onore, trova sempre oppositori e strade in salita». Così Francesco Silingardi, dirigente alla Bper per 43 anni, quindici dei quali a Carpi prima come direttore di filiale e poi di area, riassume il senso del suo nuovo libro che esce dopo “Adìo fasèsta” di due anni fa.
Semplicemente “Ivo un fascista, un padre, un uomo” (Artestampa Modena 2016, 188 pagine, 17 euro) è il titolo della pubblicazione che ripercorre la biografia del padre dell’autore, analoga a quella di migliaia di giovani della piccola borghesia, avviati a una normale esistenza impiegatizia, ma che finirono per coinvolgersi nei grandi conflitti del secolo scorso. Un po’ per effetto di ideali ed entusiasmi ispirati da una formazione scolastica e giovanile (Ivo Silingardi era del 1914) tutta nel segno del fascismo e delle sue organizzazioni di massa; e un po’ anche per l’attrazione dell’avventura, molto più fascinosa del percorso di maestro di scuola elementare che gli avrebbero prospettato i suoi studi.