La mostra sui disegni del concorso per reinventare le porte storiche

La Carpi che non vedremo mai

Ci sono due dettagli che colpiscono il visitatore della mostra dei 18 progtti pervenuti per il concorso “Alle porte di Carpi”, che resterà aperta fino al 3 dicembre prossimo nella Sala delle Vedute di Palazzo Pio. Il primo è che fra i diversi studi di ingegneri e architetti under 45 che hanno presentato le loro proposte in forma architettonica o di installazione o di illuminazione per restituire una identità alle tre porte di Carpi, non figura alcun professionista carpigiano. Lo ha fatto notare Giovanni Gnoli, alla inaugurazione avvenuta sabato mattina, presenti, insieme all’assessore Simone Morelli, i componenti la commissione giudicatrice da lui presieduta: Carla Di Francesco, per la Soprintendenza, Marco Pretelli dell’Università di Bologna, Manuela Rossi, dei Musei di Palazzo Pio e Rita Stacchezzini nelle veci di Anna Allesina, per l’Ordine degli Architetti di Modena. Questo disinteresse dei giovani ingegneri e architetti di Carpi per soluzioni progettuali che riguardino la loro stessa città, scrive Gnoli nell’introduzione al catalogo, “…dovrà essere oggetto di una riflessione da parte dell’Amministrazione comunale”. Ed è una riflessione che potrebbe cominciare dalla presa d’atto che neppure alla vigilia – si spera – della discussione del prossimo Psc chi amministra oggi Carpi è riuscito ad alimentare in città un dibattito sui temi dell’urbanistica che somigli anche lontanamente a quello che accompagnò la gestazione del piano Magnani. A cavallo fra gli anni Settanta e Ottanta fu, quello, un momento di accesa discussione e di intensa partecipazione in cui si distinsero studenti carpigiani di Architettura che diventeranno i futuri architetti Mario Casarini, Emma Francia, Zelmira Corradini, Loriana Bergianti, Gaetano Zanoli.

 

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