Crisi dei negozi al dettaglio: e se c'entrasse un po' anche la demografia?

Colpiscono le odierne cronache modenesi che, basandosi su un'analisi di Confcommercio, parlano di più di cento negozi chiusi nel centro storico del capoluogo (centomila in tutta Italia negli ultimi dieci anni), di vetrine vuote anche in spazi commercialmente appetibili dove tutto si abbassa – dalla qualità delle frequentazioni alle serrande – tranne che gli affitti e i prezzi di vendita degli immobili. E' un dato di fatto che somiglia in modo impressionante a quanto affiora con sempre maggior frequenza nelle cronache carpigiane. Al pari delle cause che Confcommercio elenca, a partire dal circolo vizioso della desertificazione che crea degrado e attira bande e sbandati che loro volta danno impulso alla desertificazione. L'Associazione ci aggiunge l'aggressività dell'e-commerce, i costi energetici, le difficoltà che si frappongono alle ristrutturazioni, il ricambio generazionale che si è bloccato perché il mestiere non attira più i giovani e il personale che non si trova più. Qualche diretto interessato, con esercizio in via Canalino, lamenta la fine della gratuità o l'assenza (argomento molto familiare ai carpigiani) delle aree di parcheggio. Qualcun altro vorrebbe la pedonalizzazione della strada, per evitare la sosta selvaggia, e via così, tra il ricorrente tema della mancanza di sicurezza e la presa d'atto che di forestieri, di turisti se ne vedono pochi, tranne in qualche rara circostanza, come il FestivalFilosofia. E' Modena. ma siamo sicuri che a Reggio, a Mantova, a Cremona, a Parma, a Piacenza e in tanti altri centri urbani minori i toni non sarebbero diversi. E neppure i bersagli, tutti verosimili, tutti pregnanti, tutti con una parte di verità, ma proprio per questo tali da rendere difficile una spiegazione generale. segue