Profughi e lavori utili: perchè a Soliera sì e a Carpi non si può?

Le foglie hanno un difetto: d’autunno hanno la tendenza a cadere a terra. Le foglie hanno anche un pregio: non guardano in faccia a nessuno e cadono allo stesso modo a Soliera come a Carpi. A Soliera però, chissà perché, ci si industria in vario modo per raccoglierle mentre a Carpi si attende che sia Aimag a compiere il lavoro. A Soliera, per il secondo anno consecutivo, l’Amministrazione comunale ha messo in mano ai rifugiati del programma “Mare Nostrum” scope, rastrelli e palette e, con una operazione di notevole impatto mediatico (anche se di non grande qualità lavorativa), ha offerto loro una occasione per rendersi utili alla collettività che li ospita raccogliendo, appunto, le foglie cadute per strada. Quindici profughi (ribadiamo “profughi”, regolarmente registrati come tali, non “clandestini” o “irregolari”) hanno prestato la loro opera, seppure in un lavoro di bassa manovalanza. Non solo, in precedenza hanno anche (parole del Comune di Soliera) “…contribuito all’allestimento dell’evento del Profumo del mosto cotto e hanno prestato servizio al mercatino del riutilizzo gestito dall’Auser in via Stradello Morello”. Insomma, almeno i “profughi” di Soliera qualcosa la fanno e non sono trasparenti come quelli che ospita Carpi, per gli stessi motivi e con le stesse modalità. A Carpi i “profughi” ci sono, ma sono stati accuratamente nascosti: non si sa nemmeno con precisione quanti siano. C’è chi sostiene che siano 18, chi afferma che siano 35. E non c’è nemmeno grande chiarezza su chi debba seguirli: l’Assessorato ai Servizi sociali? «La cosa non è di nostra competenza – dichiarano da viale Carducci – provate a sentire l’assessore competente per l’immigrazione». Che sarebbe poi Milena Saina la quale, interpellata, rinvia all’ufficio stampa del Comune che, dal canto suo non può far altro che replicare le note ufficiali dell’Amministrazione comunale, le quali brillano per la loro fumosità: “L’unione Terre d’Argine aderisce al progetto Spar (Sistema di protezione di richiedenti asilo e rifugiati) che consente una progettualità più definita degli interventi, maggiori tutele per le persone accolte e una programmazione puntuale dei flussi”. Non una parola in più su chi siano questi rifugiati e, soprattutto, niente di niente su che cosa facciano tutto il giorno e se ci sono progetti per coinvolgerli in qualche attività socialmente utile come a Soliera. Alla fine, si arriva a suggerire che, dal punto di vista “politico”, la persona più adatta a fornire risposte in merito, potrebbe essere il sindaco Alberto Bellelli.

E allora, concludendo, i casi sono due: o i rifugiati carpigiani sono tutti professori universitari, medici e intellettuali di alta fama, non avvezzi e oggettivamente inadatti a lavori manuali di sorta; o a Soliera hanno messo rastrelli in mano a persone che a Carpi avrebbero goduto di migliore sorte.

La terza via, quella cioè che a Carpi non si sa che pesci pigliare per uscire dalla fumosità dei “tavoli di confronto” e delle “progettualità più definite”, rispetto al sano pragmatismo della vicina Soliera, appare a questo punto la più probabile.

E allora, un rastrello in mano, sapremmo noi a chi metterlo.

 

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