Radical-chic, sfegatata e cool: Carpi e la sinistra incompresa di Antonio Platis e Annalisa Arletti

Spigolature a lato di un evento importante. L'evento è stato la presentazione di Annalisa Arletti come candidata a sindaco del centrodestra: vibrante come pochi finora, da quelle parti, anche perché quando si è al governo si sente. La spigolatura è venuta invece da Antonio Platis da Nonantola, che sedeva sul palco in rappresentanza di Forza Italia di cui è vicecoordinatore regionale. Forse incoraggiato dalla affermazione fatta poco prima dalla candidata, cresciuta, aveva detto, in una Carpi in cui “se non eri di sinistra non eri cool”, nel senso di presentabile, il Platis ha spinto un poco più in là il proprio zelo, definendo Carpi una città “radical-chic”, aggiungendovi la definizione di “sfegatata”, ovviamente con riferimento all'egemonia ultrasettantennale della sinistra. Ci sarebbe da allestire prima di tutto un distinguo semantico. Se esistono infatti due definizioni inconciliabili e contrapposte, queste sono proprio “radical-chic” e “sfegatata”. La prima, essendo tutta racchiusa nel tepore rassicurante di salotti raffinati, tra conversazioni sussurrate, accompagnate dalla lieve eccitazione di uno cherry sorseggiato nello sprofondo di divani in pelle trapuntati. La seconda facendo piuttosto pensare alla sguaiataggine scriteriata di ragioni urlate in faccia all'avversario politico, scegliendo di preferenza luoghi aperti dove sono i decibel a decidere l'esito delle contese. segue

 

Ci permettiamo sommessamente di far osservare al signor Platis – e di converso alla candidata da lui sostenuta – che assegnare definizioni simili allo storico prevalere della sinistra a Carpi segnala, questo sì, un preoccupante scollamento dalla realtà. E non solo perché la Ztl che in genere si dice alimenti gli umori radical-chic, a Carpi ha troppo poca estensione per giustificare le percentuali bulgare di un tempo del Pci-Pds-Ds, e neppure il più modesto 30 per cento dell'era Pd. Il salottismo borghese radical-chic, duole dover ricordare una simile ovvietà, è storicamente una dimensione sconosciuta alla sinistra carpigiana che ne avrebbe tratto un giovamento molto maggiore che dalla scuola del Kalinka o dalle fumose e disadorne sezioni – oggi circoli – di anonime strade di periferia chiuse una dopo l'altra. In questa considerazione potremmo inserire anche l'aggettivo inglese cool, scomodato dalla candidata, che non significa "presentabile”, bensì “alla moda”. E se c'è qualche cosa che non è mai entrato nella sinistra di Carpi, in tutte le sue sfaccettature, è l'essere, appunto, alla moda. Intanto per un fattore estetico che era anche sociale: l'eleganza, che ha un suo costo, si ritrovava piuttosto nei rampolli del benessere costruito dai padri, con la vetrina del Bar Roma e, in anni più recenti, del Caffè del Teatro, mentre a sinistra ha sempre prevalso una certa nonchalance, fino all'indifferenza, nell'accostamento dei colori, nella costruzione dei pendant e nella scelta dei tweed. Ed era lì il luogo della vera esclusione. Fuor di metafora sartoriale, avendo avuto la destra sempre ampia accoglienza nel grande abbraccio democristiano o liberale, a Carpi una casa l'ha sempre avuta: bastava dichiararsi anche appena un po' antifascisti.

 

 

Quanto allo "sfegatata”, proprio non ci siamo, se si esclude qualche frangia della sinistra estesamente intesa con radici nel massimalismo bracciantile (ma qui occorre risalire agli anni Cinquanta) o, negli anni Settanta, il milieu studentesco e tutt'altro che schierato con il "partitone” dal quale veniva anzi guardato con sospetto. Se c'è un tratto che caratterizza Pd e antecedenti è piuttosto un moderatismo innato e prudente – socialdemocratico, si sarebbe detto una volta – essendo la sinistra cresciuta (a anche calata) da queste parti sempre in strettissima simbiosi con l'amministrazione. Che, come ben ha appreso fin dai primi giorni di governo l'attuale Presidente del Consiglio, insegna il realismo del compromesso, della gradualità, del passo dopo passo prudente e circostanziato. E che altro avrebbe potuto fare una sinistra socialmente rappresentativa di operaie e commercianti, lavoranti a domicilio e artigiani, ceto medio e lavoro dipendente? Ecco: se ad Antonio Platis, che è di Nonantola, si possono perdonare certi apriori infondati circa i tratti caratteriali della sinistra carpigiana, ad Annalisa Arletti, che è carpigiana, ci permettiamo di ricordare che l'essere accettati e cool a Carpi, in poliitca lo hanno deciso molti altri, oltre che la sinistra. Bastava dirsi, appunto, solo un po' antifascisti, come da storia e Costituzione.