Il tempo dei tigli fioriti

E’ arrivato. Quello intenso. Quello che, se stai un poco lì, ti fa venire un male di testa che affonda le radici nella parte più profonda del cervello. E allora, come facevano le donne della schiera delle casine di viale Carducci a starsene sedute davanti a una delle loro porta a fare filosso e anche un poco di treccia, a far parole per compagnia che non c’era bisogno di chiamarlo buon vicinato? Era quello che era, senza aggettivi. Con la retina in testa, il grembiule della cucina ancora sporco di farina, le ciabatte di tutti i giorni se non gli zoccoli. Senza televisione, senza radio, anche, e, soprattutto senza telefonino che, adesso, anche quelle vecchie lì ce lo avrebbero il loro telefonino anche solo per dire che in caso di bisogno sarebbe una sicurezza. 

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