IN CORNICE - Il profumo dei ricordi

L’odore dei tigli batte l’odore dei gelsomini. Si sa che le sensazioni che vengono dal naso vanno a finire nella parte più profonda del cervello. Si sa. Tanto che, quando cammino per qualche strada e mi arriva una folata, subito alzo lo sguardo che sia in alto a percepire il fiore del tiglio o che sia attaccata a qualche siepe che lascia cadere stancamente gli ultimi fiori, piccole campanule succose di nettare, ma ormai ingiallite. Subito portano via. Agli esami di Terza media. Quelli che anche oggi aspettano ragazzi seduti sulle panchine vicine alla scuola. La scuola che per qualche tempo è stata mia tanto che sono stata accusato di aver inseguito potere a scapito della cultura, non credo sia vero, ma qualcuno ha visto così. Era il tempo dei giri in bicicletta, delle giostre che attiravano al Foro Boario. Mi sembra ancora di sentire la botta della macchinina dietro, capelli scomposti e risatatella isterica. 

Era il tempo dello sguardo indietro per controllare chi, delle pagine di diario, del gelato moderno del Bar Roma, panna montata e gianduia colata sopra. Della speranza che qualcuno ti notasse e “ti venisse dietro”. Molti non ci sono più, eppure sta scritta nella memoria ogni piccola cosa. Ora è mio nipote, straordinariamente diventato grande che aspetta gli esami più difficili, quelli della maturità. Tutto da fare. Il gelsomino, invece, fa venire voglia di girare gli occhi al mare che, lungo la strada che porta in su, aiutava a ritmare il respiro. Non compero una pianta di gelsomino perché non posso addomesticarla e poi non riuscirei a spingere lo sguardo fino al mare e neppure avrei tutto il tempo e la forza per arrivare fino a dove i ricordi non bruciano più.

Cammino a fare due passi per non stare sempre ferma, mi vergogno di piccoli pensieri poco nobili: che culona è quella, oppure vergogna delle ragazze che vanno in giro con pantaloni tanto piccoli che per miracolo non si vedono le mutande. A noi ci misuravano sotto il ginocchio e fino al gomito dovevamo essere coperte per non essere delle poco di buono. Eppure non so dove andare, dove trovare qualcosa di stimolante in mezzo alla confusione che chiamo creatività oppure sensibilità. La fine di giugno è una promessa di estate, una speranza di mare che poi dovrà essere non troppo lontano, non troppo inquinato visto che, ora come allora, non sono per me né discoteche né progetti azzardati.