IN CORNICE - La canalina dell'infanzia

Ne parlano sui social. Dice che il primo d’aprile si inaugura il Parco della Cappuccina che, insieme al passo, sempre dei Cappuccini, non so che cosa sia se non che è un prato di fianco al cimitero. Ci hanno fatto dei sentieri e hanno tosato l’erba che veniva su da sola, rinunciato al grano. Anche per questo, ci si divide un poco, chi è per il Sindaco e chi no, perché ci sarebbe offesa alla sacralità del cimitero. Quel posto, non tanto diverso da come lo vedo adesso, c’era anche quando ero piccola. Piccola, piccola: di cinque o sei anni. 

Di domenica, alla casa di via Mulini o via Curzio Arletti veniva l’Ernestina. Quelle come lei sono tutte morte e di simili non ne sono più nate. Lei era bassissima di statura, vecchia, di quelle vecchie dall’eterno vestito nero con le stampine chiare e piccole. Portava una crocchia striminzita screziata di grigio, sottile di treccia e puntata con la molletta di osso. Veniva a fare la bambinaia a me e ad Arturo, mio fratello di poco più giovane. Non so se mia madre la pagasse o se lo facesse per dovere verso la famiglia, certo aveva lavorato nelle trecce, ma per quel lavoro non credo ci fossero contributi. A pensarci, mia mamma non lasciava i figli a sua suocera che pure viveva con lei. Doveva ineluttabilmente andare al cinema, al Corso, al Modernissimo, al Super, al Fanti no. Cosa dessero si imparava solo davanti ai cartelloni. 

Noi tre, l ‘Ernestina, io a piedi e mio fratello in carrozzina, si andava a passeggio verso quei prati là. La carrozzina era una di quelle degli anni Cinquanta che fanno la gioia del collezionista oggi e sembrava carrozzata Pininfarina con tutte le sue cromature e lui, l’Arturo, se ne stava comodo con i cosciotti fuori a prendere tutti i complimenti che gli venivano da che era un bell’alev. Io di fianco. Si arrivava in quel punto dove vecchi pioppi già allora costeggiavano e costeggiano la canalina, si, la canalina che si vede ancora. E là, viole e gambe aperte a tirarle su. Le viole sono nei fossi, nei giardini antichi non troppo raffinati, sono in montagna che si possono rubare scavando il bulbo. Molte ce n’erano nel cortile della scuola, di quelle grasse e profumate, ma quelle non si potevano rubare per il bidello attento e qualche professoressa ecologica.