Libero, che abita nella Grande Città in un appartamento con le pareti tutte blu, riceve in regalo da una vicina che sta traslocando un grande baule vuoto, che sarà l’unico arredo della casa. Dentro, quasi nascosto sul fondo, c’è un bigliettino con il numero di telefono della Locanda dell’ultima solitudine, un piccolo ristorante a picco sul mare che ha solo due posti e serve un menù fisso composto da varie portate di piccole perle.
Fidandosi del destino e dei suoi sogni, Libero prenota un tavolo per il 20 luglio del 2017, anche se alla data mancano ben dieci anni. Da un’altra parte, in un piccolo paese di collina che ha il nome di Bisogno, abita Viola, figlia di Margherita, accordatrice di fiori: la ragazza si sente sola, le manca il padre sparito misteriosamente a cui scrive sempre un’ultima lettera, e soprattutto vuole andarsene da lì. Nella storia che si snoda lieve come un sogno fra poesia e cruda realtà, compaiono anche un giovane prete irrequieto che coltiva un orto con tutte le piante che vengono citate nella Bibbia, la figlia del sindaco che pian piano si inserisce nella vita di Libero e un cane nero che si chiama Vieniquì e che ha l’abitudine di scappare senza che nessuno se ne accorga.