Si è sparsa, non molto tempo fa, la voce che in rete fosse arrivata una nuova “challenge”: la Blue Whale.
Per chi non si sia accorto del “fantastico” servizio delle Iene e del boom che ne è seguito online e sui giornali, la challenge comprenderebbe 50 sfide giornaliere, una peggio dell’altra, che vanno dall’ascoltare musica triste e guardare film horror, all’incidersi sul braccio una balena, con cui instaurare una sorta di rapporto d’amicizia, mentre saremo affiancati da un tutor, che online ci dirà giorno per giorno cosa fare. Ma cos’è che ha fatto scandalizzare la folla? Il fatto che al cinquantesimo giorno l’ultima sfida consista nel suicidarsi, buttandosi da un posto alto, meglio se un palazzo.
Ma chi può credere a stupidaggini simili senza farsi domande? Beh, quasi tutta la comunità italiana ha dato per scontato che la notizia fosse vera, senza un minimo controllo delle fonti perché, certo, lo hanno detto le Iene, lo dicono i giornaletti, sono loro ad informarsi per me, perché dovrei farlo io?
Se qualcuno si fosse preso la briga di informarsi, avrebbe scoperto che in Russia, il paese di origine della challenge, il tasso di suicidi tra i teenager è altissimo e l’abitudine di registrare l’accaduto è di molto precedente l’avvento della fantomatica challenge. Se qualcuno si fosse informato, avrebbe scoperto che Filipp Budejkin, l’uomo che ha confessato, in tre anni ha istigato al suicidio 15 ragazzi, anziché i 130 dichiarati dai giornali e dalla televisione, senza poi citare balene blu, ma solo gruppi che istigano il suicidio, senza sfide né niente, solo elogio del suicidio.
E questo sì che è una minaccia, forse però è troppo banale, meglio inventare una storia contorta che è molto più avvincente, perché il mainstream annoia.
