Idiozie e idioti sui social

di Roberto Benatti

I social network sembrano essere parte della nostra vita da sempre ma lo sono, per tanti, da meno di 10 anni. Negli ultimi mesi si è rafforzato il dibattito sulle fake news, le notizie fasulle usate per pilotare le masse e sul modo di limitarne l’uso e gli effetti.

Questo intento, da un punto di vista filosofico, ha molte lacune. Intanto andrebbe inquadrato il concetto di fake news: è una notizia sempre falsa, tipo “la Terra è piatta”? Qualcuno – pochi – avrà lo stesso da obiettare.

È una notizia relativamente falsa, tipo “Dio c’è” o “Dio non c’è”? Molti avranno da obiettare, in modo diverso: atei, agnostici, miscredenti, credenti, fanatici, ognuno avrà una reazione diversa. Poi ci sono le notizie verosimili e politicamente rilevanti – o ritenute tali – come “la figlia della Boldrini fa la parrucchiera alla Camera per 800mila euro l’anno”.

E in mezzo ci sono le manipolazioni basate sulla pseudoscienza, o su studi fatti in settori diversi e assunti a fede assoluta tipo “i vaccini rendono autistici”. Apparentemente tutto ciò rappresenta un pericolo.

Ma per chi, e perché? E lo sforzo necessario, per molti, è contrastare la diffusione delle fake news. Ma ha un senso? Non è meglio usare, come s’è sempre fatto, la legge per quanto indispensabile, come i vaccini obbligatori; la querela per le diffamazioni; e la noncuranza per chi crede che la terra sia piatta? Lo sforzo, pensandoci bene, lo chiedono davvero solo i politici, timorosi di perdere consensi.

A maggior ragione è inutile, perché tanto le balle le raccontano tutti. E da sempre. Di fatto, caro Direttore, il sistema dei social, piuttosto che un veicolo di idiozie, è un modo per capire chi siano gli idioti.

Osservando i post ripresi, i commenti, i “mi piace”, gli ammiccamenti vari si può capire il livello di idiozia di tanta gente. Gente che in assenza di social avrebbe comunque “bevuto” e propagandato frottole al bar, allo stadio, in piazza. Ma vale la pena di farlo?

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