“I fedeli non possono astenersi dalla politica”

È sempre una bella sfida interpretare i famosi segni dei tempi come diceva Papa Giovanni. La politica la fa da padrona, la distanza tra eletti ed elettori è sempre più evidente. La disaffezione colpisce anche le persone generalmente conosciute che, magari, si incrociano in piazza. Paolo VI nella Populorum Progressio del 1967 aveva definito la politica come “la forma più alta di carità”. L’astensionismo cresce, (oltre il 50 per cento in Sicilia e vedi Ostia) e molti non votano perché non si sentono rappresentati, molti perché non vedono particolari differenze tra i candidati: anche se di opposti schieramenti vengono considerati “tutti uguali”.

Da una parte, quindi, c’è chi ritiene che l’offerta politica sia poco credibile, dall’altra l’opinione pubblica con i mezzi di comunicazione sociale ridicolizza e denigra la classe politica. Nel mare della sfiducia navigano tranquilli i cosiddetti populisti, razzisti e che continuano a mietere successi e a strappare voti ai partiti tradizionali. Il populismo e la democrazia ricostruiscono la genesi del “malessere democratico”. 

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