Il tempo dei polli che si sentono aquile

Qualche anno fa, precisamente nel 1995, uscì un libro di Anthony De Mello, primo di una serie, con il titolo “Messaggio per un’aquila che si crede un pollo” in cui la vita era definita “…quella cosa che ci accade mentre siamo occupati a fare altri progetti”. Il De Mello partiva da un racconto: “Un uomo trovò un uovo d’aquila e lo mise nel nido di una chioccia. L’uovo si schiuse contemporaneamente a quelli della covata e l’aquilotto crebbe insieme ai pulcini. Per tutta la vita l’aquila fece quel che facevano i polli nel cortile, pensando di essere uno di loro. Trascorsero gli anni e l’aquila divenne molto vecchia. Un giorno vide sopra di sé, nel cielo sgombro di nubi, uno splendido uccello che planava, maestoso ed elegante, in mezzo alle forti correnti… la vecchia aquila alzò lo sguardo, stupita.  Chi è quello? Chiese. E’ l’aquila, il re degli uccelli, rispose il suo vicino….appartiene al cielo. Noi invece apparteniamo alla terra, perché siamo polli. E cosi l’aquila visse e mori come un pollo, perché pensava di essere tale”.

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