Alternanze

Ci sono cose che non si capiscono, nella vicenda dello studente del famoso sei in condotta per il commento alla sua esperienza di alternanza scuola lavoro. Il sei in condotta, per esempio: come fa un dirigente scolastico a proclamarlo “voto intermedio” tra gli scrutini invernale ed estivo, quando poco dopo i suoi stessi docenti nel Consiglio di classe lo sconfessano, dicendo che nessun sei in condotta è mai stato assegnato? E che la valutazione si riferiva esclusivamente allo stage compiuto in azienda, bocciato per primo dal diretto interessato? Poi, che su questo si sia innestato un conflitto tra area Pd – assessore, parlamentari, eccetera – ed ex o post o anti dem (insegnanti e movimenti politicizzati) che ha ricalcato i dissensi sulla renziana “buona scuola”, ci sta. Con tutta la virulenza che caratterizza i conflitti a sinistra. Ma il problema di stabilire un nesso tra scuola e lavoro resta. E non è alzando barriere ideologiche un tantino retrò su "l'operaio massa” (Mario Tronti, Potere Operaio, 1969) citato dallo studente fra gli applausi, che si può pensare di risolverlo. 

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