Autonomia

Comunque la si giri, ci sono due tratti che accomunano  il voto referendario di Lombardia  e Veneto e l’accordo siglato invece tra Emilia  Romagna e Governo per evitarlo. Il primo è il vento  forte che soffia a favore dell’autonomia, per fortuna  non della secessione, inquadrato com’è da parte di  tutte e tre le Regioni in un articolo della Costituzione.  Il secondo dato è la sostanziale e olimpica estraneità  al tema da parte di un Pd al governo del Paese  ma, a quanto pare, molto più attento ai bizantinismi  della legge elettorale. Eppure, il pragmatismo  del suo versante emiliano, se contasse di più in certi  cerchi magici, una via l’avrebbe trovata. Quella di  non chiedere statuti speciali o percentuali di gettito  fiscale, ma di essere completamente padroni, dotati  quindi delle relative risorse, negli ambiti che una  Regione con i conti in ordine ritenga strategici. La  via emiliana all’autonomia, insomma: niente a che  fare con lo spiritaccio toscano o il sussiego lombardo  veneto. Se non è solo propaganda, sa di praticità,  buon senso, tortellini, lambrusco e responsabilità.  

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