Comunque la si giri, ci sono due tratti che accomunano il voto referendario di Lombardia e Veneto e l’accordo siglato invece tra Emilia Romagna e Governo per evitarlo. Il primo è il vento forte che soffia a favore dell’autonomia, per fortuna non della secessione, inquadrato com’è da parte di tutte e tre le Regioni in un articolo della Costituzione. Il secondo dato è la sostanziale e olimpica estraneità al tema da parte di un Pd al governo del Paese ma, a quanto pare, molto più attento ai bizantinismi della legge elettorale. Eppure, il pragmatismo del suo versante emiliano, se contasse di più in certi cerchi magici, una via l’avrebbe trovata. Quella di non chiedere statuti speciali o percentuali di gettito fiscale, ma di essere completamente padroni, dotati quindi delle relative risorse, negli ambiti che una Regione con i conti in ordine ritenga strategici. La via emiliana all’autonomia, insomma: niente a che fare con lo spiritaccio toscano o il sussiego lombardo veneto. Se non è solo propaganda, sa di praticità, buon senso, tortellini, lambrusco e responsabilità.
28 Ottobre 2017
Autonomia
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