Non è un esito, quello del referendum, che autorizzi ad arruolare gli astenuti con il governo e i votanti con i contrari. Se però si guarda alle attese plebiscitarie pro o contro il premier, una cosa viene da pensare. Quell’ircocervo che è il governo, con nome di centro sinistra, ma scelte di centro destra, è come la lancetta della bilancia che oscilla prima di arrestarsi al centro. Il centro è il luogo da cui si governa il paese: fatto di ceto medio, di masse silenziose e timorose di scosse repentine, di ceti ancorati alla concretezza. Su quel centro la Dc costruì il proprio dominio, prima che arrivasse Tangentopoli. Quel centro decretò il successo dell’ex Cavaliere, prima che lui stesso lo spaventasse. E al centro si attesta oggi Matteo Renzi, sicuro di presidiarne cuore, speranze e paure di salti nel buio. Non si illudano gli oppositori di trovare scorciatoie: nessuna spallata, nessuno scandalo petrolio, nessuna dimissione ne scalfirà il potere. Come è sempre accaduto, serviranno almeno vent’anni. Anzi, ormai 17 e 10 mesi.
21 Aprile 2016
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