Estetica

“Mi misi alla ricerca di un terreno in buona posizione con l’idea di costruire una nuova fabbrica e lo trovai che mi andava proprio bene, ma era di proprietà del Comune e non poteva essere venduto perché nel piano regolatore era classificato come area scolastica”. Così Guido Molinari – ricordato in questi giorni – nella sua autobiografia del 1995 racconta le origini del maglificio Molly realizzato nei primi anni Sessanta in via Marx, a Quartirolo. Che fa allora? Va dal sindaco Bruno Losi, gli avanza la richiesta, dicendogli che altrimenti avrebbe dovuto realizzare la fabbrica altrove. Losi ci pensa e (i 5 Stelle non c’erano ancora) prende la decisione di vendere. A una condizione: che la costruenda fabbrica fosse esteticamente accettabile e non un banale capannone. E così è stato: l’ex Molly, per quei tempi, spiccava per eleganza e modernità di linee, più cinema che fabbrica. Proviamo a chiederci: sarebbe immaginabile, oggi, un amministratore che pretende e contratta la bellezza? E un imprenditore che accetta di pagarla?

L'accesso è riservato agli Abbonati

Se sei già abbonato, accedi per vedere l'articolo completo

Accedi

Accesso completo al sito, più l'
abbonamento digitale annuale

Vi permette di accedere a tutti i contenuti web di VOCE.it e di ricevere la newsletter quotidiana VoceCittà con le notizie del giorno, Voce settimanale digitale e Voce mensile digitale di approfondimento, direttamente al vostro indirizzo mail. Costo Annuo 29€ Abbonati