Vista la folla osannante di Pontida ai piedi e nei selfie dell’Uomo del Momento (titolo del settimanale Chi) e dopo aver ascoltato da Lui la promessa di trent’anni di governo estensibili all’Europa “dei popoli”, vien da ricordare che tempi lunghi ed espansioni territoriali si sono intrecciati spesso con le visioni imperiali. Come non evocare, al riguardo, il saluto alla “riapparizione dopo quindici secoli dell’impero sui colli fatali di Roma”? E la durata, anch’essa rapportata ai secoli, del Terzo Reich? O la propensione di entrambi ad allargarsi, implicita nel concetto di spazio vitale o lebensraum? Affinché non si creda ad accostamenti in una sola direzione, diremo che pensieri simili vennero anche a Napoleone davanti alle piramidi.
Ma da dove derivano? Dalla certezza di aver occupato il posto giusto e nel momento più opportuno della Storia. Dal plauso e dai consensi delle folle capaci di elevare a vette dalle quali si è tentati di spingere lo sguardo lontano, proiettando se stessi verso l’eternità e l’infinito. Non sarà Salvini a creare l’Europa populista: è l’Europa populista che sta creando lui.