Saranno state le prime piogge dopo un agosto soffocante. Sarà per via della prima felpa indossata sopra la camicia. Sarà quel che volete, ma il volger dell’estate induce a pensieri grevi. Per dire che, quando la girandola di feste e festival, notti bianche, parate e giuochi in piazza, inaugurazioni, show ed eventi vari si sarà placata con il declinare della bella stagione, occorrerà pure chiedersi di che cosa possa vivere in futuro questa avventurata città. Al di là, ovviamente, del ripiegarsi su se stessa, centellinando e facendo durare il più possibile pensioni, rendite e risparmi. Per farla breve, si profilano all’orizzonte questioni da niente come lavoro, occupazione giovanile, esistenza o meno di una classe imprenditoriale preoccupata di produrre reddito, oltre che di farlo circolare nel commercio e nei servizi. Guardavamo l’altro giorno i grandi manifesti sei per tre affissi negli spazi. Non ce n’era uno che reclamizzasse iniziative private, solo pubbliche. Il pubblico, appunto: a quanto pare, l’unico che possa permettersi l’allegra spensieratezza dell’oblìo.
18 Settembre 2017
Oblio
L'accesso è riservato agli Abbonati
Se sei già abbonato, accedi per vedere l'articolo completo
AccediAccesso completo al sito, più l'
abbonamento digitale annuale
Vi permette di accedere a tutti i contenuti web di VOCE.it e di ricevere la newsletter quotidiana VoceCittà con le notizie del giorno, Voce settimanale digitale e Voce mensile digitale di approfondimento, direttamente al vostro indirizzo mail.
Costo Annuo 29€
Abbonati