Sorrisi

Il problema dei Carpigiani è che non sorridono mai (...). Carpi è una città difficile, perché le persone sono cresciute insieme, si sono omologate e faticano ad aprirsi al nuovo. O sei come loro o sei fuori”. È sempre utile specchiarsi nelle impressioni di chi ci vede dall’esterno: nel caso specifico, un maestro cubano di danze caraibiche intervistato in questo numero e al cui confronto anche l’indole più solare e sorridente apparirebbe avvolta da gotiche brume catacombali. Imboccata però una sana via di mezzo, va prestata attenzione a questa ricorrente sottolineatura dei connotati di tristezza e chiusura ai quali parrebbe essersi ridotto il nostro genius loci. Vi concorrono, forse, dati oggettivi, come l’invecchiamento. E altri soggettivi, come il rinserrarsi in un’identità difensiva – di circolo, di sodalizio, di tradizioni,di seidicarpise... e mettiamoci anche il culto di ritorno del dialetto –, altamente consolatoria, calda e simpatica, ma che chiude ed esclude. Niente di male, se non si rischiasse di raccontarcela solo fra noi, tirando giù una saracinesca sul futuro.

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