Toscani

Non riusciamo a immaginare i pensieri di quanti, avendo militato nel Pci, poi nel Pds, nei Ds e ora nel Pd, all’indomani dell’esito siculo (e, chissà, di quello politico l’anno prossimo) si sono ritrovati a veleggiare a metà classifica, dopo essere stati per decenni in lizza per lo scudetto del governo. Dovrebbero prendersela con qualche pro­fessore ultrarenziano come quel Vassallo che a Car­pi venne a dire: “Non parlatemi della forma partito”. Per poi distruggerla, la forma partito, sostituendo­la con il partito di Renzi, appunto. Nel cui milieu di giovani toscani, svelti di lingua come il loro leader, dovrebbero interrogarsi su concetti come “collegia­lità”, “dialogo”, “ascolto” che servono molto più della strafottenza a guidare schieramenti politici variegati come la società che li esprime. Matteo Renzi e la sua cerchia sono oggi un problema per il Pd. È compren­sibile che i dirigenti di qui che hanno fatto della poli­tica una professione stiano acquattati dietro il Capo. Ma i segretari di circolo eletti a Carpi in questi giorni, hanno anche loro tutto da perdere e niente da dire?  

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