Non riusciamo a immaginare i pensieri di quanti, avendo militato nel Pci, poi nel Pds, nei Ds e ora nel Pd, all’indomani dell’esito siculo (e, chissà, di quello politico l’anno prossimo) si sono ritrovati a veleggiare a metà classifica, dopo essere stati per decenni in lizza per lo scudetto del governo. Dovrebbero prendersela con qualche professore ultrarenziano come quel Vassallo che a Carpi venne a dire: “Non parlatemi della forma partito”. Per poi distruggerla, la forma partito, sostituendola con il partito di Renzi, appunto. Nel cui milieu di giovani toscani, svelti di lingua come il loro leader, dovrebbero interrogarsi su concetti come “collegialità”, “dialogo”, “ascolto” che servono molto più della strafottenza a guidare schieramenti politici variegati come la società che li esprime. Matteo Renzi e la sua cerchia sono oggi un problema per il Pd. È comprensibile che i dirigenti di qui che hanno fatto della politica una professione stiano acquattati dietro il Capo. Ma i segretari di circolo eletti a Carpi in questi giorni, hanno anche loro tutto da perdere e niente da dire?
8 Novembre 2017
Toscani
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