Qui si fa la Storia

Allora, le cose stanno più o meno così. Fino a tempi abbastanza recenti, e per un periodo discretamente lungo, che si potrebbe far risalire all’epoca dei faraoni egiziani per arrivare alla fine del ventesimo secolo, gli umili e i bisognosi – ma, quando necessario, anche i forti e abbienti – erano soliti mandare richieste ai governanti per ottenere riparazioni di vere o presunte ingiustizie, per accedere a privilegi che altrimenti sarebbero stati negati, o semplicemente per protestare e ottenere favori. Le fasi, o gli episodi specifici, che hanno corrisposto a questo modello, per cui dal basso si impetravano elargizioni e concessioni provenienti dall’alto, sono numerosi, e non è il caso qui di abbozzare un bignamino di Storia. Uno dei passaggi più celebri segnato da questa modalità del “popolo” di rapportarsi con i propri regnanti o governanti, fatta di suppliche e querimonie, è stato costituito dalla Rivoluziome francese, o per meglio dire dai mesi preparatori del sovvertimento rivoluzionario del 1789. Quando migliaia e migliaia di sudditi di Luigi XVI, in attesa degli Stati generali convocati per provare a sistemare le esangui casse dello stato borbonico, si incaricarono di compilare, o di far redigere, i famosi “quaderni di doglianze”, con i quali si segnalavano le usurpazioni, le prevaricazioni, gli abusi di ogni genere di cui si macchiava, ormai secolarmente, un’aristocrazia parassitaria e improduttiva come quella francese. Ma, venendo a tempi più prossimi e a cose più prosaiche, tutti abbiamo ben chiara la diffusione, in alcuni frangenti storici assolutamente epidemica, della pratica della raccomandazione in paesi di cultura civica un po’ sfilacciata come il nostro. Dove, anche in anni recenti, sul crepuscolo, e oltre, della prima Repubblica, il politico beccato con le mani nella marmellata ad aver segnalato quello piuttosto che quell’altro protetto se ne è uscito spesso con espressione stupefatta, come a dire, beh, cosa c’è di male, nell’ascoltare e dare soddisfazione, per quanto possibile, alle giuste preoccupazioni di una mamma o di un papà per il proprio rampollo che non riesce a trovare un’occupazione sufficientemente retributiva e un posticino nella giungla della vita?

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