Pasqua con i tuoi

Secondo consolidata credenza i proverbi e i modi di dire, purché di rigorosa estrazione popolare, sarebbero depositari di una superiore saggezza. Metterli in discussione, o anche solo chiedersi, volta per volta, che senso hanno, significherebbe, né più né meno, peccare di lesa maestà. Qualcuno, temo, a breve ne approfitterà: nell’era della post-verità, nella quale grazie all’avanzamento dei sussidi tecnologici le informazioni, soprattutto quelle taroccate, circolano alla velocità della luce, impossibile non venga in mente a qualche ribaldo del web di spacciare per motto di secolare affidabilità vaccate pseudo-tradizionali e finto-sapienziali inventate lì, di sana pianta.

Io, limitandoci ai modi di dire di effettiva discendenza collettiva, ho sempre notato qualche limite di credibilità nell’inveterata affermazione secondo la quale Natale sarebbe da passare in famiglia, mentre a Pasqua, come noto, ci sarebbe il liberi tutti. Per mia fortuna – lo dico senza ironia – ho sempre trascorso e continuo a trascorrere anche le festività della Resurrezione nello stretto, e caloroso, contesto parentale. E non mi pare di essere l’unico. Il vero significato del proverbiale “Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi” va forse ascritto, allora, più che altro alle differenti location proprie dei due giorni santi. Il venticinque dicembre, anche per ovvi motivi climatici, è infatti spesso trascorso fra le mura di casa. O, diciamo, per essere più precisi, di una casa a scelta fra quelle disponibili nell’arengo familiare. Pasqua, per altrettanto intuitive ragioni ambientali, si presta maggiormente all’uscita fuori domicilio, e perciò stesso a una qualche rielaborazione e ricomposizione delle compagnie (che si allargano ad amici, parenti di secondo grado, amici degli amici, parenti dei parenti, e così via, all’infinito). Il nucleo fondante della festa festeggiata, però, rimane la famiglia, l’aggregato nucleare composto da padre, madre e figli, con il possibile bonus dei nonni (immediatamente riconoscibili dallo sguardo ansioso e dalla evidente prostrazione fisica con cui esplorano gli spazi incogniti della località nella quale sono stati cammellati dall’ingrato figliame e nipotame). 

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