Tutto ok, suona l’allarme

Ogni tempo e ogni civiltà hanno il loro rumore. Noi siamo abituati a considerare come caratterizzante, per un determinato ambiente storico, solo il suo profilo visivo, il fatto che ci siano alberi piuttosto che case, che nelle foto campeggino carrozze trainate da cavalli invece che sport utility wagon. E così via. Tuttavia, anche se è meno facile catturare e comprendere l’avvicendarsi nel tempo dei paesaggi sonori, quella che gli esperti chiamano “fonosfera” – l’insieme dei rumori e dei suoni, umani e naturali, che contraddistinguono un preciso habitat – è fondamentale per capire la qualità e le caratteristiche, nei secoli, delle vite dei singoli e delle comunità. 

 

Prendiamo, ad esempio, la vita in frazione, intendendo con questo termine un abitato di modeste dimensioni, periferico rispetto a una grande o media cittadina. Al contrario di quello che accade in sede urbana, in frazione, per definizione, tende a dominare il silenzio, prima di tutto perché il vocio delle persone è elemento più raro, quasi eccezionale, giacché non esistono gli spazi di socialità che sono caratteristici invece del “centro”.

 

In frazione, metti caso quella in cui abito io, Fossoli, le sonorità sono piuttosto quelle legate alla gestione dei tempi privati, del lavoro e della famiglia: l’andirivieni delle auto nelle ore di punta, quasi come se si fosse ancora in epoca fordista, o nel fine settimana il rumore degli attrezzi del bricolage o del giardinaggio. 

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